giovedì 18 luglio 2019

I TORII, LE PORTE DEL MONDO SACRO


Un torii (鳥居) è il tradizionale portale d'accesso giapponese che porta ad una jinia (santuario shintoista) o, più semplicemente, ad un'area sacra. La sua struttura elementare è formata da due colonne di supporto verticali e un palo orizzontale sulla cima e frequentemente viene dipinto in colore vermiglio. Tradizionalmente sono fatti di pietra o legno, ma in tempi recenti i costruttori hanno iniziato ad usare anche l'acciaio o il cemento armato.


Notte vista dal Monte Fuji
foto: © AK1 (album su Flickr)

 
Generalmente i torii si trovano a gruppi di tre, ma fuori dai templi o dai luoghi di culto non mancono mai. Il numero è tuttavia variabile. Ad esempio, i santuari dedicati al dio Inari possiedono tipicamente molti torii, mentre il santuario di Fushimi Inari-Taisha a Kyoto possiede addirittura migliaia di torii.


Doppio percorso torii al Santuario di Fushimi Inari-Taiha Sebontorii, a Kyoto
(L'ingresso è a destra, mentre l'uscita è a sinistra)
foto: © Basile Morin (Wikimedia Commons)
 
 
Il Santuario scintoista di Fushimi Inari-Taiha a Kyoto è dedicato al dio Inari del riso e dell'agricoltura. Inari viene considerato oggi anche come il dio protettore dei commerci. I portali rossi di questo santuario sono stati tutti donati dai fedeli e riportano la data della donazione e il nome del donatore, impressi sulla parte posteriore del portale (nei ideogrammi giapponesi). Passare sotto ai torii in generale, ma in particolare a quelli che portano a questo santuario, è davvero un'esperienza suggestiva: i sentieri si trasformano in luoghi protetti, dove il cielo e l'ambiente circostante si fanno lontani, dove è possibile sentirsi soli con se stessi, raccogliersi, pregare (per chi è credente), lasciare libera la mente, e sentire tutta la spiritualità che questo luogo emana. I sentieri si trovano in collina e permettono di raggiungere la sommità, situata a 233 metri a livello del mare. Per raggiungere la cima della collina sono necessarie circa 2 ore di cammino, in un percorso di circa 4 chilometri. Spesso i sentieri si interrompono ed è possibile trovare pietre in cui fermarsi per riposare.
 
Lungo i sentieri si trovano alcune statue che rappresentono la volpe: si tratta di un animale sacro per i giapponesi ed è considerato il messaggero del dio Inari. Una volpe bianca (kitsune) è l'animale della sella del dio Inari, ed è per questo che vicino ai torii dei suoi santuari sitrovano spesso raffigurazioni di volpi in legno o pietra. In alcune raffigurazioni le volpi tengono tra le loro fauci una chiave: si tratta della chiave del granaio.Nell'antico Giappone gli spiriti delle volpi sono detti kiki-teno, possono trasformarsi in esseri umani.
Con le loro lusinghe sessuali, esse possono trarre in inganno gli uomini e rovinarli; nelle saghe giapponesi le volpi svolgono il ruolo delle streghe. Parlando della volpe, ci si riferisce sempre alle attitudini della mente che può mutare in continuazione e produrre molte cose belle (prosperità, abbondanza, denaro, affari, ecc.) o cose brutte (inganni, furti, uccisioni, ecc.). Miti e leggende giapponesi sono pieni di riferimenti a volpi.
 
Il santuario di Fushimi Inari-Taika non ha giorni di chiusura, e quindi è possibile visitarlo in ogni periodo dell'anno. La presenza di una fitta vegetazione offre ombra durante tutta la giornata e permette di fare questo percorso per raggiungere il santuario anche d'estate. Il santuario resta aperto anche di sera e al calare del sole, lampioni e lanterne illuminano i sentieri, in un'esperienza certamente suggestiva.




Circa 32.000 santuari in Giappone sono dedicati a Inari, numero che rappresenta oltre il 30% di tutti i santuari del paese; molti dei santuari che non sono dedicati a Inari hanno un santuario più piccolo a lato che viene utilizzato per adorarlo. In Giappone, Dio è sempre stato un concetto duttile, che si adatta alle necessità del tempo ed ai mutamenti della storia. 

 

La loro  costante presenza nello shintoismo è dovuta al fatto che il passaggio sotto di esso è considerato una prima forma di purificazione, poi completata con le abluzioni rituali nelle immediate vicinanze al santuario. Le credenze popolari tendono ad identificarlo semplicemente come un simbolo di fortuna e prosperità. Per questo è costume che una persona che ha ottenuto successo negli affari doni un torii come segno di gratitudine agli dei.
La loro apparizione in Giappone è del 922, anno in cui risale il primo testo antico in cui sono menzionati, ma le origini sono ancora misteriose ed incerte. Nonostante vi siano strutture simili in molte altre zone dell'Asia, come, per esempio, in India (i torama dell'architettura buddista e induista), in Cina (p' ai-lou), in Corea (hong-sal mun), in Thailandia, in Nepal e altrove, la ragione e le circostanze per cui questi portali siano stati importati in Giappone non sono conosciute, anche se ci sono diverse teorie. Una di queste sostiene che abbiano origini Nipponiche dalla parola Tori-iru: entrare. Un'altra, tra le più conosciute, la fa derivare da una leggenda sulla dea Amaterasu e ha il significato da Tori: uccelli + i: luogo, essere lì.


Oceano Pacifico, Boshū (1925)
Hasui Kawase (1883-1957)
 

Notte stellata, Miyajima (1928)
Hasui Kawase (1883-1957)

Miyajima (1929) 
Hasui Kawase (1883-1957)


Miyajima con la neve (1934)
Tsuchiya Kōitsu (1870-1949)
 
 
a cura di Rames Gaiba

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