venerdì 31 gennaio 2020

VIA MARGUTTA la strada degli artisti a Roma... come dentro un film

Via Margutta è una piccola via del centro di Roma (corre parallela a via del Babuino, a pochi passi da piazza del Popolo a piazza di Spagna), con i suoi cinquecento metri o quasi, nel rione Campo Marzio (è il quarto rione di Roma, indicato con R. IV), alle pendici del colle Pincio (o colle Pinciano, dal latino mons Pincius).

In via Margutta le piante in vaso trionfano, l'edera si arrampica sui muri, dalle cancellate dei palazzi si vedono bei cortili circondati di verde, persino qualche pergolato, e sullo sfondo il verde del Parco di Villa Borghese tutto sovrasta.  



Lungo la via è situata la Fontana delle Arti, originale fontanina in marmo a base triangolare, con vertici arrotondati e sormontati da un secchio di pennelli (in relazione alla vita artistica che si svolge in questa via sin dal XVII secolo), realizzata nel 1927 su progetto dell'architetto Pietro Lombardi. la fontana delle Arti, inserita in un arco marmoreo su un paramento murario, è costituita da un insieme allegorico di cavalletti, tavolozze, maschere, pennelli  e compassi da scultore. I due mascheroni centrali, uno triste ed uno lieto a significare l'alterno stato d'animo degli artisti, poggiano su mensole applicate sui cavalletti da pittore e versano acqua in due piccole vasche sottostanti.



Bellissimi i molti cortili e giardini interni alle varie strutture, quasi invisibili al paesaggio.






Il toponimo della via è assai incerto. Anticamente si chiamava Via dei Nari, dal nome di una storica famiglia che vi abitava.  Alcuni accademici credono che l'etimologia provenga dalla contrazione volgare di Marisgutia” (dal latino maris gutta”) cioè "Goccia di Mare", eufemismo gratificante di un fetente ruscello che dalla Villa dei Pincii scendeva e finiva nel Tevere, una cloaca naturale insomma. Altri cronisti sostengono che il nome derivi dalla famiglia Marguti: in effetti, dal censimento del 1526, risulta che un tal Luigi Marguti, di professione barbiere, abitasse nella via.

Via Margutta, all'origine, era una stradina, secondaria, stretta tra il retro dei palazzi di via del Babuino, dove si posteggiavano le carrozze ed i carretti e dove si trovavano i magazzini e le scuderie. Sulle pendici della collina, piccole case di stallieri, muratori, marmisti, cocchieri e nel viottolo l'attività degli operai. Era comunque molto frequentata dal popolino per le quotidiane necessità.  La vocazione artistica di via Margutta si deve, probabilmente, da una o più botteghe artigiane ove si producevano statue, fontane, ringhiere, trasformando la via da strada di bottegaie e semplici artigiani in una delle vie artistiche più rinomate della capitale.



Fin dal Rinascimento, tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'età moderna, Via Margutta è stata la casa degli artisti, pittori, poeti, scultori e musicisti, che vedevano in questa strada, immersa nel verde dalla modernità, il luogo ideale dove trarre ispirazione. Questa vocazione crebbe notevolmente nel XVIII e soprattutto nel XIX secolo, quando la zona nei dintorni di Piazza di Spagna fu detta "Quartiere degli Stranieri" per via dei numerosi stranieri, soprattutto artisti, che qui trovarono alloggio nel venire a Roma, spesso come parte del Gran Tour.



Via Margutta (1947)
Filippo de Pisis (1896-1956)
olio su tela, cm 70 x 50


Nel 1858 inizia la costruzione del Palazzo Patrizi, che a partire dal 1887 e fino al 1960 fu sede dell'Associazione Artistica Internazionale ed ospitò nei cosiddetti "Studi Patrizi" numerosi artisti da tutto il mondo.


Palazzo Patrizi, per anni sede dell'Associazione Artistica Internazionale 


Nel XIX secolo venne edificato nella strada il Collegio Torlonia, un edificio religioso oggi occupato dall'Hotel Art. Nella strada è anche presente un'Edicola Mariana, sempre risalente a quel periodo.   


L'ex Collegio Torlonia


Nella strada è anche presente un'Edicola Mariana, del 1858, che sono chiamate dai romani "Madonelle" rappresentono l'espressione popolare della devozione verso la Madonna che in alcuni casi, ha dato luogo a vere e proprie opere d'arte.



 
Qui, ad iniziare dal XVII secolo, si trasferirono pittori di straordinaria fama. Il primo artista che qui ebbe lo studio fu, nel 1612, il caravaggesco Orazio Gentileschi. In via Margutta, ebbe un atelier lo scultore veneto Antonio Canova. Agli inizii del Novecento fu dimora dei pittori Augusto Mussini e Gregorio Maltzeff. In anni più recenti, i pittori Giorgio de Chirico e Renato Guttuso.        

In questa via tanto piccola quanto magica, arte, cinema e moda si incontrano. Passeggiare oggi nella via di Domenico Mastroianni, Sante Monachesi, Anna Magnani e Federico Fellini (qui si trovava la casa di Federico Fellini e Giulietta Masina), fra botteghe storiche, gallerie d'arte, negozi di alta moda e pittoreschi ristoranti significa rivivere in un piccolo specchio i riverberi mitici della Dolce Vita.


Una targa (all'altezza del civico 109) con le figure stilizzate del grande regista
e della sua attrice preferita (oltre che sua compagna) recita: 
“Via Margutta, quante strade rare e belle / so l'orgojo de 'sto monno / che t'incanti ner vedelle…/ io però sai che risponno? / "Via Margutta ormai è lampante / che le batte tutte quante / perché è unica e speciale / e er monno nun c'è uguale!”
La targa è stata realizzata da Enrico Fiorentini de La Bottega del Marmoraro
che si trova in via Margutta 53B


Sono tanti i film che in qualche modo parlano di via Margutta. Le modelle di via Margutta” (1946), film di Giuseppe Maria Scotese; Vacanze romane” (1953), film di William Wyler, con Audrey Hepburn * e Gregory Peck (via Margutta 51. È questo l'indirizzo che Gregory Peck comunica al tassista. Lì la casa in cui ospiterà la bellissima principessa Anna); Un americano a Roma” (1954), film di Steno, in cui Alberto Sordi si reca a casa di una pittrice americana nella via; Via Margutta” (1960), film di Mario Camerini; I miei primi quarant'anni” (1987), film con Carol Alt e Elliott Gould.


Location di Vacanze romane in Via Margutta 51 


* L'interpretazione valse  a Audrey Hepburn l'oscar come migliore attrice protagonista. 





Osteria Margutta, Roma (2013)
Anthony Butera, pittore e acquerellista statunitense
acquarello su carta, cm 60.96 x 40.64

Osteria Margutta, Roma (dal 1965 l'arte in cucina)
che gioiello… nell'omonima via Margutta a Roma,
ricca di storia, e frequentata da grandi artisti del recente passato
che l'hanno resa famosa in tutto il mondo.


Ora si è un po' perso il fascino  dei veri vicoli della romanità più pittoresca, e, pur tuttavia, resta Via Margutta, che ne fanno un luogo unico nell'Urbe e una piacevolissima meta di passaggio tra i suoi palazzi e gli atri signorili, inseriti in una quiete che il tempo non ha perduto.


VIA MARGUTTA - LUCA BARBAROSSA

Il brano viene presentato al Festival di Sanremo 1986, e si classificò diciottesimo: il risultato deludente verrà però riscattato dalle classifiche di vendita, dove otterrà buoni risultati, raggiungendo le posizioni più alte.

In effetti Via Margutta è rimasta una delle canzoni più note di Luca Barbarossa, sia per il testo che per la melodia, in particolare per il ritornello; l'anno successivo verrà inserito nell'album Come dentro un film.

Il luogo dal forte legame tra popolo e arte diventa il set ideale per il romantico brano di Barbarossa che tra ricordi di guerra e povertà confronta la vita e la città di Roma con la situazione attuale [di quei anni '80]. In un dialogo con la propria partner, l'autore, esprime le riflessioni sul tempo e sui cambiamenti vissuti dalla città sotto i loro occhi restando quasi perplesso che quella di oggi sia davvero la stessa città palcoscenico dei loro primi approcci sentimentali e della difficile vita di quei anni passati. Una canzone dal forte contenuto emotivo che esprime tutto l'amore che Barbarossa prova per la  propria città e tutta la grande capacità autoriale che ha nel disegnare immagini tanto vere quanto coinvolgenti. Ascoltare questo brano è come osservare un bel quadro che ti ispira storie, racconti e vite vissuti di quei tempi andati… Un capolavoro assoluto.Marco Liberti, cronista per vari giornali locali ed articolista on line, 4 settembre 2015.    


VIA MARGUTTA
(testo)

Sta cadendo la notte sopra i tetti di Roma
tra un gatto che ride e un altro che sogna di fare l'amore,
sta cadendo la notte senza fare rumore.
Sta passando una stella sui cortili di Roma
e un telefono squilla, nessuno risponde a una radio che parla,
è vicina la notte, sembra di accarezzarla.

Amore vedessi com'è bello il cielo a via Margutta questa sera,
a guardarlo adesso non sembra vero che sia lo stesso cielo
dei bombardamenti e dei pittori, dei giovani poeti e dei loro amori

consumati di nascosto in un caffè.
Amore vedessi com'è bello il cielo a via Margutta insieme a te,
a guardarlo adesso non sembra vero che sia lo stesso cielo
che ci ha visto soffrire, che ci ha visto partire, che ci ha visto...

Scende piano la notte sui ricordi di Roma, 
c'è una donna che parte e un uomo che corre, forse vuole fermarla,
si suicida la notte, non so come salvarla.
Amore vedessi com'è bello il cielo a via Margutta questa sera,
a guardarlo adesso non sembra vero che sia lo stesso cielo
dell'oscuramento e dei timori, dei giovani semiti e dei loro amori
consumati di nascosto in un caffè.

Amore sapessi com'era il cielo a Roma qualche tempo fa,
a guardarlo adesso non sembra vero che sia lo stesso cielo la stessa città,
che ci guarda partire e volerci bene,
che ci guarda lontani e poi di nuovo insieme,          
prigionieri di questo cielo, di questa città, 
che ci ha visto soffrire, che ci ha visto partire, che ci ha visto.

Si suicida la notte non so come salvarla.





a cura di Rames Gaiba
© Riproduzione riservata

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