venerdì 25 febbraio 2022

MONTMARTRE la sua bellezza è un impalpabile riflesso della malinconia

Per me Parigi è tutte le volte andare a Montmartre, girare per le sue strade, vicoli, fare tardi la sera rubando le ore della notte. Certo, ora, in questo quartiere collinare di Parigi vi sono i turisti invadenti, ed al posto degli Utrillo, Picasso, van Gogh e Modigliani vi sono i disegnatori di caricature e qualche improbabile artista. Montmartre è, oggi, una tappa dove il folclore artistico è una pasta pubblicitaria spalmata su case e piazzette (Franco Basile).

Forse è per questo che ho sempre aspettato le prime ore del mattino per godermi il silenzio delle sue tortuose stradine e scalinate, quando quasi tutti dormono, quando la giostra di Amélie chiude, quando le luci dei cabaret si spengono, quando l'atmosfera ritorna ad essere un po' quella di fine '800 - primi '900.

Da quassù scendendo la Butte, la chiesa del Sacre Coeur esercita uno stupido dominio sul variegato contorno delle viuzze” (Franco Basile); lontani dalle strade affollate, i pensieri prendono un’altra piega, tutto sembra più facile, più leggero e la vita meno angosciante. La sua bellezza è un'impalpabile riflesso della malinconia.


Montmartre. Le mur des Je t’Aime
Questo muro ha scritto 311 "ti amo" in 280 lingue.
L’opera d’arte è costituita da ben 612 piastrelle della dimensione di cm 21 x 29.7
di lava smaltata di color blu con la scritta in bianco.


Il Muro dei "Ti amo" è alto 10 metri per circa 4 di larghezza  (40 metri quadrati) ed è stato progettato nel 2000 dal compositore e collezionista Frédéric Baron con la collaborazione di Claire Kito esperta in calligrafia. L'opera vuole trasformare un concetto di divisione, quello del muro, in un concetto di unione.  Le piccole forme irregolari rosse distribuite qua e là simboleggiano i cuori spezzati e, si dice, che unendole si formerebbe un cuore.
Curiosità: In italiano c'è scritto "Ti voglio bene", non "Ti amo".

Si trova in Place des Abbesses all'interno del giardino Jehan Rictus, ai piedi della basilica del Sacro Cuore (basilique du Sacré-Cœur).




1. MONTMARTRE - PARIS un po' di storia

Quando nel 12° secolo i monaci benedettini si installano sulla collina di Montmartre e ottengono il permesso di coltivare l'uva non possono certo immaginare che quel paesino di vignaioli timorati di Dio, nato sui terreni della Parigi medioevale, si trasformerà dalla metà dell'Ottocento nella più straordinaria comunità di pittori, cantanti, scrittori ed artisti fra i più variegati e trasgressivi della nostra età moderna.

Fino alla fine del 19° secolo era una specie di villaggio, con orti, fontane, stalle, capanne, conventi. Ora è assediata da ogni parte dalla metropoli. Sulla cima spicca l'enorme mole biancastra della Basilique du Sacré-Coeur, con la sua cupola di 83 metri e il suo campanile di 93. Cominciata nel 1876 e terminata nel 1910, la costruzione non è certo un capolavoro, ma la sua goffa linea è ormai inseparabile dal paesaggio di Parigi.  È questa un'altra qualità della capitale: come ha sempre amalgamato uomini affluiti da tutte le parti di Francia e del mondo, così è riuscita a fondere tutti gli stili e anche tutte le bizzarrie.


La Parigi di Utrillo (Montmartre, Parigi, 1883-1955) è, prima di tutto, quella delle strade e delle piazze senza maestosità, degli edifici e delle case apparentemente senza lusso né stile. Questa Parigi, Utrillo, l'ha trovata soprattutto nei quartieri modesti, antichi villaggi o antichi sobborghi conglobati nella città e ai quali la città deve larga parte della sua fisionomia. Fra questi luoghi, Montmartre occupa il posto d'onore.¹ (Bernard de Montgolfier). Artista maledetto, bohémien che vive nelle osterie di Parigi per trovare nel vino i paradisi artificiali baudelairiani, pittore dalla tavolozza allucinata e dall'animo malato. Maurice Utrillo ha creato intorno a sé un alone di leggenda dai contorni troppo spesso sfumati.

Ecco perché questo viaggio è fatto assieme a Maurice Utrillo, pittore nato qui e come pochi legato alle storie e pietre di questo "mondo minore", incamminandosi nella geografia di un luogo che ha alimentato l'immaginario di tanti artisti.


Sacré-Coeur de Montmartre and Passage Cottin (1934) - Maurice Utrillo
Collection William P. Seligman, New York
 
 
Sacre-Coeur de Montmartre (1937) - Maurice Utrillo
tempera su carta applicata su tela
Indianapolis Museum of Art


Chiesa di Église Saint-Pierre de Montmartre (1930)
Maurice Utrillo



Église saint Pierre de Montmartre et le Sacré Coeur (
1932)
Maurice Utrillo
olio su tela, cm 38 x 46.2


Schiacciata dall'imponente candida mole della Basilique du Sacré-Coeur, si trova a pochi passi la Église Saint-Pierre², che è la prima chiesa di Montmartre, e proseguendo in pochi minuti si arriva alla Place du Tertre (letteralmente "della collinetta"), la pittoresca piazzetta alberata, ubicata nel XVIII arrondissement di Parigi, del comune rustico (di cui fu sindaco, nel 1871, Clemenceau), prediletto dai pittori.


La Place du Tertre (1910) - Maurice Utrillo
olio su tela, cm 50.2 x 73


La Montmartre leggendaria, quella di Renoir e di Utrillo, è rimasta abbastanza intatta nel suo aspetto esteriore, con le sue casette, i suoi mulini, i suoi muri e i suoi alberi. Ma è diventata come un teatro senza attori. Oggi ha soltanto spettatori, i turisti, per le quali recitano le comparse: pittori che fabbricano in serie paesaggi della «butte» e che sono sorvegliatissimi dagli agenti di polizia (il regolamento vuole che essi possono piantare il cavalletto sulla pubblica via soltanto se tengono in mano un pennello, cosicché si vedono artisti  fingere di dare l'ultimo ritocco a tele preparate a catena nei vicini scantinati), i cantanti e gli animatori che cercano di ricreare l'atmosfera dei tempi d'oro del «Lapin Agile», del «Mouline de la Galette», dello «Chat noir», dei geniali inquilini del Bateau-Lavoir.³


La rue Saint-Rustique, sotto la neve (1944) - Maurice Utrillo
olio su tela, cm 57 x 81


Il colore di Parigi è il grigio dell'interno d'ostrica, quello dei tetti d'ardesia delle sue case «mansardate», delle acque della Senna, del suo cielo spesso bigio.⁴


La collinetta di Montmartre, con in cima la basilica del Sacré-Coeur
© foto: Patrick le Mouillour



Le scalinate di Montmartre

La butte di Montmarte è alta 270 metri e quindi per raggiungere la cima presenta moltre strade (rue) e scalinate (passage) con forti dislivelli che sono un punto "lento" di osservazione dall'alto di Parigi, “scalinate che sezionano lo svolgersi dell'altura come nastri portatori di pensieri (Franco Basile). Passo dopo passo, tra i muri, salendo e scendendo queste scalinate: i lampioni e le ringhiere aiutano ad illuminare e ad aggrapparsi a questi pensieri.


Montmartre (1952)
foto:
© Henri Cartier-Bresson (1908-2004)


Scalinata di Rue du Calvaire - Montmartre, Paris, 1905
foto: © Agence Rol - Bibliothèque nationale  de France


La Basilique du Sacré-Coeur è raggiungibile anche con la funicolare. La funicolare fa andata e ritorno da square Suzanne-Valadon, supera un dislivello di 36 metri e rappresenta un’ alternativa ai 220 gradini di rue Foyatier. È in funzione dal 1900, quando funzionava con dei contrappesi. Oggi invece è come un ascensore, con il tetto trasparente, che permette di vedere la basilica dal basso. È stata protagonista di molti film e di serie poliziesche.


La scalinata che fiancheggia la funicolare che porta alla Basilique du Sacré-Coeur 


Passi che portano alla cima della Butte Montmartre 
 
 
Rue Muller à Montmartre⁵ (1908) - Maurice Utrillo
olio su cartone, cm 73 x 49


Rue du Mont-Cenis⁶ (1914) - Maurice Utrillo
olio su tavola, cm  49.3 x 73.7



1. Le passage Cottin, Montmartre (1922) - Maurice Utrillo olio su tela, cm 55 x 46.3
2. foto:
La scala del Passage Cottin - cartolina postale del 1901


Ho sempre trovato che assieme al grigio il colore che dona di più a Montmartre è il rosa, nelle sue varie sfumature, che la rendono ancora di più bohème, di una bellezza un po' incompresa, un po' personale ed oggi lacerata  e stuprata attraverso i soldi.


fenicotteri rosa - Strada di Montmartre, Rue Berthe⁷

 
Il quartiere di piazzette, tortuose stradine e lunghe scalinate che è per tutti la Butte Montmartre - che per noi sarebbe la "collinetta"di Montmartre, oggi percorsa da turisti e ritrovi di ogni genere - qualche centinaio di anni fa era abitata da contadini e artigiani vinicoli, anche perché il vino prodotto nelle campagne francesi era allora soggetto ad un dazio d'entrata nel circondario parigino e così, per evitare balzelli, sulla butte si insediarono stabilimenti che producevano in loco la bevanda e bistrot⁸ che la vendevano. Non sappiamo di che qualità fosse il rosso che usciva da quelle botti, ma siamo certi della quantità di allegri consumatori che da tutta Parigi affollava i suoi cabarets, termine che allora indicava le mescite di vino.    

Nel 1860 la collina di Montmartre viene ufficialmente annessa alla città, le vigne scompaiono a poco a poco e le taverne si trasformano in piccoli ristoranti, caffè-concerti e sale da spettacolo. I cabarets rimangono tali, ma soli nel nome, perché ormai tra i tavoli non si serve solo vino ma anche canzoni, poesie e divertimento. Aprono l'Wlysée-Montmartre, il Lapin Agile, il Mouline Rouge, lo Chat Noir, il Cabaret du Néant e altri ancora.

Annesso a Parigi nel 1860, il villaggio di Montmartre, tra vigneti e mulini a vento era nel diciannovesimo secolo, uno dei centri della vita artistica parigina. Jean-Baptiste Corot, Théodore Géricault, Auguste Renoir, Edgar Degas, Paul Cézanne, Max Jacob, Guillaume Apollinaire, Juan Gris, Maurice de Vlaminck, Georges Braque, Pablo Picasso, Suzanne Valadon e Maurice Utrillo hanno partecipato tutti alla bellezza di questa collina celebrata da molte loro opere. Se oggi Montmartre non appartiene più esattamente agli artisti, le rigide regole architettoniche che governano gli edifici hanno preservato l'atmosfera del villaggio dei primi abitanti, bassa densità e bassi edifici.

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Bernard de Montgolfier, Ispettore Generale dei Musei della Città di Parigi. Responsabile del Museo Carnavalet. Utrillo - Catalogo mostra Edizioni Galleria Marescalchi, Bologna, ottobre 1993, p. 26.
₂ Saint Pierre è una delle chiese più antiche di Parigi insieme alla cattedrale di Notre-Dame. La Chiesa, consacrata
da Papa Eugenio III nel 1147, è stata restaurata più volte nel corso della sua lunga storia e presenta una combinazione di stili diversi. L’esterno conserva il suo aspetto medioevale in tutto ad eccezione della facciata barocca realizzata nel XVIII secolo, mentre all’interno i visitatori possono ammirare i meravigliosi elementi architettonici d'ispirazione romanica; è situata sul lato nord della basilica del Sacré-Coeur.
Lorenzo Bocchi, Qui Parigi, Touring Club Italiano, 1968, pp. 21-22
₄ Lorenzo Bocchi, Qui Parigi, Touring Club Italiano, 1968, p. 59
₅ Ora è denominata Rue Utrillo.
₆ Utrillo poteva vedere la Rue du Mont-Cenis dalla finestra della sua camera da letto e dipinse diverse vedute di questo luogo. La strada costeggia il pendio della Buutte di Montmartre e si affaccia su Parigi. Utrillo utilizza una pittura spessa, costituita principalmente da intonaco  facilmente reperibile a Montmartre. Utrillo, in questo dipinto prodotto in studio, provò una scena autunnale: i rami degli alberi sono spogli, la luce fredda e il cielo grigio sono stemperati dai toni marroni del condominio con le persiane chiuse e dal tetto della casetta. Questa era la "Casa Berlioz" , la casa del compositore e musicista Hector Berlioz (1803-1869) dal 1834 al 1837.
₇ Nel 2020, la strada (è lunga 200 metri) è stata utilizzata come location per le riprese delle scene del film Adieu Monsieur Haffmann, diretto da Fred Cavayé con Daniel Auteuil, Sara Giraudeau e Gilles Lellouche.
₈ Il termine “Bistrot” ha origini francesi, e precisamente si è diffuso a partire dal 1800. Secondo la leggenda la parola Bistrot ha però una genesi che arriva dalla Russia: si dice infatti che nel 1814, quando le truppe dello Zar seguirono Napoleone in Francia, i russi seduti nei bar si rivolgessero ai camerieri francesi troppo lenti con la parola быстро! (bỳstro!) ossia veloce, per incitarli a servire ai tavoli velocemente per non essere scoperti dai propri superiori. Leggende metropolitane a parte, il termine bistrot è comunque indissolubilmente legato alla cultura parigina ed ai suoi costumi e tradizioni: un luogo del bere, del degustare, che durante gli anni venne ad acquisire molti significati diversi, e che da posto di ristoro della gola divenne anche luogo di incontro di artisti, letterati, attori, palcoscenico di giochi e spettacoli, ed anche di riunioni politiche: nel bistrot insomma convergevano tutta una serie di personaggi, che in quegli ambienti piccoli, raccolti e fumosi, spesso maturavano l’ispirazione per le loro opere o le lora azioni rivoluzionarie. Col tempo però, questi locali divennero luoghi di incontri raffinati, e non più solo di artisti maledetti o rivoluzionari che si riunivano di nascosto, e si trasformarono in poli di attrazione e di incontro del “bel mondo” parigino.


2. LA MAISON ROSE 


Il suo colore rosa è dovuto a Laure Germaine Gargallo, modella di Picasso, che quando acquistò questo locale decise di farlo dipingere di questo colore, trasformando in un piccolo bistrot.

Costruita nel 1850, porta benissimo i suoi anni.



La rue de l'Abreuvoir è un vicolo tortuoso apprezzato dai fotografi per il suo punto di vista unico. La casa rosa immortalata da molti pittori è oggi un ristorante, chiamato Café de la Petite Maison Rose.




La Maison Rose - Montmartre
2 rue de l'Abreuvoir - XVIIIème


3. AU LAPIN AGILE Cabaret Artistique


Intorno al 1860 esisteva sotto il nome «Au rendez-vous des voleurs» (letteralmente significa All'appuntamento dei ladri) un locale cabaret a Montmartre, al 22 Rue des Saules (angolo Rue St Vincent).

Il mitico cabaret parigino ha cambiato spesso nome: nel 1869 si chiamò «Cabaret des Assassins»  La tradizione racconta che il nome "Cabaret des Assassins" fu dovuto al fatto che era così chiamato a causa di una banda di gangster che irruppe nel locale e uccise il figlio del proprietario in un tentativo di rapina. O forse, si dice, il nome deriva solo da stampe di assassini famosi (Ravaillac, Troppmann, ecc.) appese alle pareti. Poi, fu ribattezzato «À ma campagne» quando un ex-ballerina di cancan, Adèle Decerf soppranominata la mère Adèle, lo comperò nel 1886.

Tuttavia  è l'insegna, s
uccessivamente,  che gli darà il nome; i residenti iniziarono a chiamare il locale notturno «Le Lapin à Gill», che significa "il coniglio di Gill". Nel corso del tempo, il nome si è evoluto in «Au Lapin Agile».

L'insegna - La specialità culinaria del locale era il coniglio saltato in padella. Nel 1875 il caricaturista André Gill¹ immaginò come insegna del locale un coniglio con berretto e foulard rosso che balzava fuori da una padella. Dal gioco di parole “Lapin à Gill” (ovvero “Coniglio di Gill”) nacque il nome emblematico del cabaret “Au Lapin Agile”.

Il dipinto originale su tela fu trafugato nel 1893; al suo posto è stata dipinta una riproduzione su legno, che è conservata al Musée de Montmartre² (12 Rue Cortot, 75018 Paris, dove, tra gli altri abitarono anche Suzanne Valadon, con il figlio Maurice Utrillo). Quella all'esterno del locale è una copia di quest'ultima.



Insegna Au Lapin Agile
caricaturista André Gill
Musée de Montmartre


Lontano dal fasto e dalla reputazione che circondano i più noti cabarets parigini, il “Lapin Agile” rappresenta un palcoscenico più intimo e modesto.


Au Lapin Agile (1880-90)

 
L'interno del cabaret Au Lapin Agile, intorno al 1900


Cabaret del Lapin Agile con gli artisti Francisque Poulbot,
Raoul Dufy, Adrien Barrère, Maurice Neumont, Auguste Roubille
ascoltando Frédé suonare la chitarra.
foto conservata nel Musée de Montmartre, scattata nel 1905.


In realtà in questo locale situato sulla collina Montmartre, grandi nomi della canzone francese hanno calcato per la prima volta la scena. Georges Brassens, Picasso, Utrillo, Charlie Chaplin, Marcel Proust, Modigliani, Apollinaire, Max Jacob e Nougaro erano assidui frequentatori di questo cabaret.


Lapin Agile (1910) - Maurice Utrillo
olio su tavola, cm 79.2 x 59.2
Philadelphia Museum of Art - Filadelfia, Stati Uniti d'America
 

Il locale, ad un piano, è composto da una piccola casetta rosa, ricoperta dai rampicanti.


Lapin Agile (1914) - Maurice Utrillo
olio su tavola, cm 52.70 x 112


Oggi il Lapin di Frédé è un sogno ricoperto dai rampicanti, un surrogato della suggestione dove le immagini dei grumosi interni si mescolano ai vapori del distacco. Un albero si allunga quasi a voler proteggere l'edificio, un lampione provvede a tener ben in vista un'insegna mentre in basso una puntuta staccionata è un riporto didascalico alle cinzioni di tanti anni fa, con le assi allineate come una tastiera della memoria.³ (Franco Basile).

 
Il Lapin Agile nella neve (1931) - Maurice Utrillo
olio su tela, cm 65 x 100
 
 
Lapin Agile (1937 circa) - Maurice Utrillo
olio su tavola, cm 33 x 40.8



Lapin Agile - Maurice Utrillo
olio su tela, cm 53.3 x 72.4

 
Le Lapin Agile (1938) - Maurice Utrillo
guazzo su carta, cm 31.8 x 23.8



Nel 1903, il locale fu acquistato dal cantante di cabaret, comico e proprietario di una discoteca Aristide Bruant e il nuovo gestore, Frédéric Gérard, più noto con il nome di père Frédé (padre Frédé), diede nuova vita al locale radunando attorno alla sua chitarra e al suo violoncello tantissimi artisti di Montmartre. È grazie a lui che il Lapin Agile diventerà un luogo chiave per gli artisti bohémien di Montmartre.
Père Frédé aveva portato con sè il suo asino (Lolo), la sua scimmia, il suo cane, il suo corvo e il suo topo bianco. Cantava ballate sentimentali e canzoni, accompagnandosi con il violoncello o la chitarra. Soprattutto, egli non esitava ad offrire cibo e bevande agli artisti squattrinati, in cambio di una canzone, un quadro o una poesia.
 

Anche gli asini dipingono - Vi è legato un esilarante aneddoto: nel 1911, il disprezzo del romanziere Roland Dorgelès per l'arte moderna lo portò a giocare un brutto tiro ad Apollinaire, poeta e critico d'arte sostenitore del Cubismo. La tela è un gioco. È stato Dorgelès che l'ha preparata insieme ai suoi amici tradizionalisti, e l'ha fatta completare da Lolo, l'asinello di Frédé.  Legò infatti un pennello alla coda dell'asino dell'oste del Lapin Agile; s
arà messa una tela vicino all’animale, poi gli danno da mangiare e lui felice  a forza di colpi di coda sporca con il colore….oppure dipinge?  In presenza di un ufficiale giudiziario,  maître Brionne, si lascia sfogare l’animale che finisce la “sua opera”. 

Il quadro viene presentato e accettato al 26° ”Salon des Indépendants ” di Parigi con il titolo “Et le soleil s'endormit sur l’Adriatique” (Il sole si addormentò sull’Adriatico),⁴ del pittore Joachim-Rapahel Boronali (anagramma del nome Aliboron usato da La Fontaine per un asino di una delle sue favole); il successo va oltre ogni aspettativa, il quadro non  viene certo apprezzato da tutti, ma desta interesse.

La burla viene resa pubblica dallo stesso Dorgelès che ha scritto l'articolo sul "Fantasio" e che svelerà questo scherzo al giornale "Le Matin", con tanto di fotografia di Lolo che lo dipinge davanti ai testimoni,  ed é uno smacco per gli “esperti” d’arte. Per il giovane Roland Dorgelès, alla base dello scherzo, é un successo totale, 24 anni, ha appena finito l’accademia delle Belle Arti e vuole diventare giornalista.

Il quadro rimarrà l’unica opera del famoso "Asino Lolo"; sarà venduto a 400 franchi dell’epoca e oggi é esposto in un piccolo museo di provincia, fuori Parigi, ma nel 2006 viene esposto nel famoso Grand Palais di Parigi in occasione dell’esposizione “Carambolages”.


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André Gill (Parigi, 1840 - Charenton-le-Pont, 1885), pseudonimo del disegnatore caricaturista Louis-Alexandre Gosset de Guines.
Il musée de Monmartre racconta, attraverso le sue collezioni, i vari momenti della vita di Montmartre, da quello in cui era un semplice villaggio di campagna a quello in cui fu il cuore pulsante dei movimenti artistici che pervasero l’Europa tra XIX e XX secolo. La sede del museo nasce nella casa di Claude de la Rose, detto Rosimond, l’attore che prese il posto di Molière alla guida della sua troupe e che lo imitò a tal punto da morire sulla scena, mentre interpretava il “Malato immaginario”. Nell'edificio, tra gli altri, abitò anche Renoir.
Franco Basile, critico d'arte. 
Utrillo - Catalogo mostra Edizioni Galleria Marescalchi, Bologna, ottobre 1993, p. 11.
₄ Il dipinto è conosciuto anche come "Tramonto sull'Adriatico". Il quadro (olio su tela, cm 54 x 81; Espace Culturel Paul Bédu - Milly-la-Forêt, Francia) fu attribuito ad un giovane pittore italiano di cui nessuno aveva mai sentito parlare: Joachim-Raphaël Boronali (“JR. Boronali, pittore nato a Genova”).


Mai, tra il 1860 e il 1930, Parigi era stata così ben dipinta, messa in posa, e fra i soggetti preferiti vi è proprio Montmartre. 



Lapin Agile - Montmartre qualche decennio fa
 

4. LA GIOSTRA DI AMÉLIE

Montmartre è il quartiere degli artisti di Parigi e non poteva certo esimersi dall’essere anche uno dei protagonisti della cinematografia francese e internazionale. Qui sono stati girati e ambientati tantissimi film, da Moulin Rouge a Cenerentola a Parigi con Audrey Hepburn, nel quale appaiono tantissimi scorci della zona.

Ai tempi nostri non possiamo mancare all'appuntamento con la fantasia rivedendo quella favola che il film ci racconta, caratterizzata da una scenografia grondante di colori caldi e soffici che proiettano lo spettatore in un mondo impalpabile e visionario, da cui è difficile rimanere distanti. Il tutto condito da una colonna sonora delicatas e a tratti struggente, dove prevalgono suoni di pianoforte e fisarmonica, enfatizzati da strumenti dai suoni dolci come il carillon e il mandolino. Melodie che rispecchiano esattamente l'animo altalenante della protagonista, sognante ed eccentrico.



La giostra di Amélie


Il favoloso mondo di Amélie (Le Fabuleux Destin d’Amélie Poulain) è un film francese del 2001 scritto e diretto da Jean-Pierre Jeunet. Amélie Poulain (Audrey Tautou) è una giovane ragazza parigina che lavora come cameriera al “Cafè des 2 Moulins”¹ a Montmartre.

Questo café di Parigi esiste realmente, al n. 15 di Rue Lepic, è proprio d'angolo: un neon non opprimente, una vetrina illuminata con discrezione, tavolini esterni secondo il gusto francese. Il tutto un po' fuori dal tempo. Potrebbero essere i nostri giorni, potrebbero non esserlo, ed è diventato un’attrazione turistica.
 
 
 





Il nome si riferisce agli ultimi due mulini a vento rimasti sulla collina di Montmartre, Moulin Rouge e il Moulin de la Galette.


14 Luglio 2019
post rivisto nel Gennaio/Febbraio 2022

a cura di Rames Gaiba

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