lunedì 25 marzo 2024

SCACCHI nell'arte: dal XX Secolo ai giorni nostri


Le arti figurative con le varie tecniche decorative (mosaico, scultura, pittura, ecc.) sono sempre state espressione usate dalle persone attratte dalla natura simbolica che il gioco degli Scacchi, ha sempre mantenuto nel corso dei secoli, a rappresentare  il nobil gioco del potere manifesto (e ricevuto) dalla superiorità dell'ingegno che si svolge manovrando i 32 pezzi sulle 64 caselle della scacchiera.

♜ ♞ ♝ ♛ ♚ ♙


 Esercizio di intelletto [La partita a scacchi], 1902
Jacques Clément Wagrez (Parigi, 1879- 1939)
olio su tela, cm 121.9 x 111.8


 Un giovane uomo seduto su una cassapanca mentre osserva sul tavolino una partita a scacchi (1904)
Beryl Fowler (British, 1881-1963)
olio su tela, cm 75 x 61


Interno (Figura con scacchiera), 1921
Gigi (Luigi) Chessa (1895-1935)
olio su tavola, cm 65 x 48

17° secolo Interno. Scena con un gatto seduto accanto a una finestra (1923)
Frank Moss Bennett (1874-1952)

Le giocatrici di scacchi (1929)
John Lavery (1856-1941), pittore irlandese.
olio su tela, cm 124.49 x 191.8


 Madre e figlio (1933)
Daniel Garber


Scacchi (1933)
Marko Čelebonović (1902-1986), fu uno dei pittori serbi più famosi del XX secolo.
olio su tela


La scacchiera con i pezzi, già spostata nel corso della partita, richiama la presenza dei giocatori scomparsi dal dipinto. Il tavolo, con un centrino leggero e ondulato e pochi oggetti cari al pittore, suggeriscono sia un interno che una natura morta. Il divano rappresentato in modo coloristico plastico, si staglia sullo sfondo della parete appena percettibile, chiudendo lo spazio del dipinto. Ritirandosi in questo modo nell'intimità della sua stanza, un ambiente familiare, Čelebonović ha dimostrato di non vivere lo spazio reale solo visivamente, ma anche con tutto il suo essere.

Il piccolo giocatore di scacchi (1936)
Gaston Douyere (Francia)
olio su tela, cm 65 x 54


La partita a scacchi (1940)
Boris Eremeevich Vladimirsky (Ucraina, 1878-1950)
olio su tela, cm 69 x 96


Partita a scacchi con la morte (1942)
Karl Truppe (Austria, 1887-1959)
olio su tela

Tema "classico" quello della morte abbinato agli scacchi.


Famiglia (1942)
Tove Jansson (Finlandia, 1914-2001)
olio su tela, cm 89 x 116

Qui sono ritratti i fratelli di Jansson, Olov in divisa e Lars mentre giocano a scacchi, mentre Tove che è vestito di nero e i suoi genitori guardano in silenzio.

Una partita a scacchi (1946-1947)
George Tooker (Stati Uniti 1920-2011)
tempera su tavola, cm 76.2 x 38.1


Manichino (1948-49)
Antonio Bueno (1918-1984), pittore italiano di origini spagnole.



Giocatori di scacchi cinesi (1949)
Ng Po Wan (Cina, 1904-2001)
olio su tela, cm 73 x 92

 Il giocatore di scacchi (1950)
Alberto Martini (Oderzo, Treviso, 1876 – Milano, 1954)
olio su tela, cm 70 x 50

Durante la pausa pranzo in fabbrica (1951)
Georgy Alexandrovich Pesis (Russia, 1929-1980)
olio su tela, cm 97 x 104.5
San Pietroburgo, Russia - Museo dell'Accademia delle Arti

I giocatori di scacchi (1958)
James Cook (Nuova Zelandia, 1904-1960)
olio su tavola, cm 84.5 x 108.5
Wellington, Nuova Zelanda - Museum of New Zealand Te Papa Tongarewa

Partita a scacchi (1967)
Vernon Spencelayh (Inghilterra, 1891–1980)
olio su tela

Interno con figure [Una partita a scacchi]
Francesco Galante (Margherita di Savoia, Foggia, 1884 - Napoli, 1972)
olio su tela, cm 117 x 161.5

Gioco di scacchi (1979)
Antonio Bresciani (Napoli, 1902 - 1997)
olio su tela, cm 80 x 70


 Giocatori di scacchi (1979)
Gianni Strino (Napoli, 1953- )
olio su tela

La Scacchiera deformata (1983)
Sandro del Prete (Svizzera, 1937- )

Maestro dell'illusione, come M.C.Escher, Del Prete ha messo a punto un universo ricco di oggetti impossibili, inganni ottici, doppie prospettive, trasformazioni, anamorfosi, e un bel po 'di più.


Partita a scacchi col mistero (1986)
Riccardo Tommasi Ferroni (1934-2000)
olio su tela, cm 200 x 200

I giocatori. Protagonisti della scena sono i giocatori che hanno i volti di persone molto vicine al pittore: a sinistra, a giocare col nero, è Giovanni Tommasi Ferroni, figlio di Riccardo, allora diciottenne; a destra, il giocatore con gli scacchi bianchi ha le sembianze del giornalista del Corriere della Sera Pietro Lanzara. Tra di loro, fuoco dell’opera, un terzo uomo: è Mauro Borrelli, che frequentava lo studio di via dei Riari (adesso vive e lavora a Los Angeles) e che sarebbe diventato un affermato art e concept designer del grande cinema americano trasferendo nei suoi storyboard tante atmosfere assorbite studiando l’arte di Tommasi Ferroni (per Francis Ford Coppola, Il Padrino III, Dracula; per Tim Burton, La leggenda di Sleepy Hollow, Il pianeta delle scimmie; ecc.).

La partita. E’ un finale di partita, in cui il bianco in una o due mosse darà scacco matto al nero. Ma il personaggio centrale del quadro interrompe il gioco con il piglio del maestro: sta entrando in scena qualcuno e lui blocca le mani dei giocatori mentre si voltano verso il misterioso visitatore di cui noi vediamo solo l’ombra.

Di misterioso c’è anche la “sbagliata” posizione della scacchiera che è ruotata come nell’inizio della partita a scacchi tra il Cavaliere e la Morte (che gioca col nero) nel film di Ingmar Bergman lI Settimo Sigillo (1957). Un messaggio, un segnale, confermato dai riferimenti pittorici.


Scacchi (1997)
Andrés David Carrara (La Plata, Argentina, 1973- )
olio su tela, cm 70 x 100


I GIOCATORI DI SCACCHI di FRANZ BORGHESE

L'argomento preferito che Franz Borghese analizza nei suoi lavori e la società e la folla che lo circonda, ripresa con il pennello intinto nel sarcasmo e nell'ironia, oltre che nel cromatismo della sua tavolozza.



Giocatori di scacchi
Franz Borghese (Roma, 1941-2005)
olio su tela, cm 50 x 70

Partita a scacchi
Franz Borghese (Roma, 1941-2005)
olio su tela, cm 50 x 40


Figure
Franz Borghese (Roma, 1941-2005)
olio su tela


Con tutto il tuo potere (2003)
Siegfried Zademack (Brema, Germania, 1952- )
olio su tela, cm 120 x 90


Pedone (2009)
Evgeniy Monahov (Mosca, Russia, 1974- )
olio su tela, cm 70 x 100

 Logica (2010)
Jake Baddeley (Nottingham, Inghilterra, 1964- )
olio su tela, cm 70 x 90


Armadio (2012-2013)
Gianluca Cavallo (Cava de'Tirreni, Salerno, 1976- )
sei ante incise, cm 244 × 363


“Giocando sul tema del doppio e dell’altro da sé, Cavallo si cimenta qui in una fantomatica partita a scacchi di cui lo spettatore è al tempo stesso pedina e pubblico.
La struttura dell’opera è quella di un armadio – un vero e proprio armadio che l’artista ha recuperato e trasformato in superficie pittorica – ma lo spazio della rappresentazione si dilata oltre le pareti mobili delle ante fin dentro il contenitore evocato, nell’illusione ottica di uno specchio che riflette l’immagine gigante della regale pedina.
Il Re è in scacco o è solo matto? E chi mai potrà dare un volto al Re se non colui che osserva frontalmente la scena, restando perciò prigioniero della propria immagine riflessa?
L’armadio è forse la più sofisticata testimonianza dell’ ironia intelligente di Cavallo, quel suo saper cogliere di ogni oggetto il senso e la metafora che traghetta la mente verso altre visioni e frammenti di memoria.
Come un erudito del Seicento assembla simboli e figure, compone emblemi e sciarade, poi suggerisce diverse soluzioni lasciando al pubblico il gusto del cimentarsi ed il rischio di fallire.
Giocando sul lapsus e sull’inciampo psicologico, l’opera di Cavallo si insinua nelle smagliature del quotidiano perché ognuno di noi ne tragga uno stimolo diverso ma ugualmente lecito e possibile, personalissimo e veritiero. Non c’è trucco, né inganno, se non quello che la nostra stessa mente frappone tra sé e l’altro, come nel dramma archetipico del doppio di cui lo specchio è appunto imprescindibile attributo.
L’Armadio è un gioco di ruolo, uno scenario possibile di inaspettati eventi da agire in prima persona. Si contano le pedine e gli spazi vuoti sulla scacchiera e poi si tirano i dadi, per stabilire chi dovrà fare la prima mossa.
Non c’è nulla di statico in quest’opera; niente che palesi la sua bidimensionalità, a dispetto del rigore cartesiano con cui si dispongono i quadrati in dicromia. È piuttosto una sapiente olografia che inganna ma non mente, nasconde per svelare a chi si ponga con l’animo a guardare.
Et Voilà! A voi la prima mossa.”

F.Strano (storica e critica dell’Arte)

La prossima mossa (2010)
Maureen Hyde (Stati Uniti, 1946- )
olio su tela, cm 85.09 X 64.77
New Britain, Connecticut, Stati Uniti - New Britain Museum of American Art (NBMAA)

World Chess Champions (2014)
Serkan Ergün (Izmir, Turchia, 1980 - )
olio su tela, cm 170 x 110


Da sinistra a destra (parte superiore): Vladimir Kramnik, Paul Morphy, J. R. Cabaplanca, Adolf Anderssen, Vasili Smislov, William Steinitz, Bobby Fischer, Viswanathan Anand, Tigran Petrossian, Mihail Tal, Max Euve,

Sopra: Garry Kasparov, Boris Spassky, Aleksandr Alehin, Anatoly Karpov, Mihail Botvinnik, Emanuel Lasker.


CAISSA la protettrice del gioco degli scacchi


Caissa (1975)
Alberto Dapietri (1928- )


La protettrice del gioco degli scacchi è una ninfa degli alberi, la driade Caissa, il cui nome appare per la prima volta nel poema, dal titolo omonimo, di Sir William Jones (1746-1794). Nel poema Jones attribuisce l'invenzione degli scacchi a Marte; Caissa ha solo attinenza indiretta con il gioco; di lei, infatti, Marte si innamora ma non è ricambiato. Una Naiade gli suggerisce di inventare un gioco che la lusinghi: "Non sai tu un gioco, una attraente partita, che ti renda accetto agli occhi della fanciulla?"; per questo lo consiglia di rivolgersi ad Eufrone, fratello di Amore. Eufrone acconsente ed aiuta Marte ad inventare un gioco per conquistarla [in inglese, appunto, 'Chess'] così chiamati dal nome della ninfa stessa.

Un amabile driade corre per le foreste della Tracia
Il suo viso è incantevole, il suo aspetto dolce:
il suo passatempo è la caccia del saltante cervo,
insidiata da Imene e dal figlio di Ciprigna;
per monti e per valli la sua bellezza è famosa
e il nome della vezzosa fanciulla è Caissa.

(William Jones - Caissa)


a cura di Rames Gaiba
© Riproduzione riservata



lunedì 11 marzo 2024

SCACCHI nell'arte: dalle origini a fine XIX Secolo


Le arti figurative con le varie tecniche decorative (mosaico, scultura, pittura, ecc.) sono sempre state espressione usate dalle persone attratte dalla natura simbolica che il gioco degli Scacchi, ha sempre mantenuto nel corso dei secoli, a rappresentare  il nobil gioco del potere manifesto (e ricevuto) dalla superiorità dell'ingegno che si svolge manovrando i 32 pezzi sulle 64 caselle della scacchiera.


♜ ♞ ♝ ♛ ♚ ♙


 Nefertari che si diletta a giocare a scacco matto con l'eternità.
Camera mortuaria di Nefertari - Egitto (1200 a.C.)


 Mosaico pavimentale della basilica di San Savino a Piacenza (secolo XII)



“Al centro del mosaico è presente una grande ruota dominata da una figura reale. L'intera figura rappresenta il tempo. Ai lati del tempo spiccano quattro scene. Due di queste, uomini in combattimento e uomini che giocano a dadi, rappresentano attività prive di morale e la mutevolezza del mondo e si contrappongono alle altre due poste a destra della ruota. La superiore mostra un re che indica il libro della legge mentre sullo sfondo si può leggere l'iscrizione IUDEX. La scena sottostante riproduce due uomini che giocano a scacchi. L'intero mosaico vuole significare che al predominio del caso e della forza bruta si contrappongono l'esercizio illuminato della ragione e della legge.”

Mario Leoncini, Natura simbolica del gioco degli scacchi.


I giocatori di Shatranj (1143 circa)
pittura a tempera su base lignea ricoperta a gesso, soffitto ligneo a muqarnas¹ (particolare)
Cappella Palatina (Palazzo dei Normanni) - Palermo


Quando gli arabi conquistarono la Persia (641 d.C.) conobbero il Chaturanga, antico gioco di origine indiana, che venne modificato nello Shatranj, l’antenato degli Scacchi moderni, per essere giocato in due e senza l’uso dei dadi; questo gioco venne assorbito dalla loro cultura e, successivamente, per via dell’espansione araba legata alla conquista dei territori, arrivò nell’Europa occidentale in Spagna e Sicilia.

Questa è la più antica pittura scacchistica in Italia. Si svolge sotto una tenda tra due Arabi inturbantati che accovacciati con gambe incrociate sulla nuda terra giocano allo shatranj su una scacchiera.

Nel 1132 il Re Normanno di Sicilia, chiamato Ruggero Il d'Altavilla dai cristiani e al-Mu'ttazz bi-illah ("L'esaltato per grazia di Dio") dai musulmani, fece erigere una chiesa a forma di basilica a tre navate nel nucleo centrale dell'area del Palazzo.
D'altronde Palermo non si chiamerebbe cosi se la città non fosse appartenuta al mondo arabo: il nome, infatti "Panormus" (dal greco, "tutto porto") che la città portava sin da tempi antichi, dagli Arabi non fu inteso e perciò storpiato in "Balarmuh".


₁ L’architettura delle muqarnas è il risultato di una scansione geometrica modulare complessa e di grande effetto decorativo, tipica della cultura architettonica araba medioevale. Le decorazioni a muqarnas erano realizzate generalmente in materiale lapideo o in muratura. In questo caso, dovendo accogliere un ciclo pittorico, le muqarnas vengono realizzate su supporti lignei.


 Cavalieri Templari giocano a scacchi
da: Il libro dei giochi di Alfonso X il Saggio (1283), Spagna
manoscritto, cm 40 x 28
Biblioteca de L'Escorial, Monastero Reale - Madrid, Spagna


Ingannare. 22r.
da: Il libro dei giochi di Alfonso X il Saggio (1283), Spagna
manoscritto, cm 40 x 28
Biblioteca de L'Escorial, Monastero Reale - Madrid, Spagna

Un Cristiano e un Moro giocano a scacchi
da: Il libro dei giochi di Alfonso X il Saggio (1283), Spagna
manoscritto, cm 40 x 28
Biblioteca de L'Escorial, Monastero Reale - Madrid, Spagna


Giocatori di scacchi.
Affresco della fine 1300, inizio 1400
Arco ( Trento) - Castello




Nella terza stanza, detta della stuetta, c’è la cosiddetta Sala dei Giochi (un ambiente quadrangolare di m. 5,60 x m.6,50, le cui quattro pareti presentano un ciclo di 18 affreschi, di cui sei praticamente cancellati).

Forse in questa scena è raffigurato Dante.
 
 
Partita a scacchi (1475-1480)
Liberale da Verona (circa 1445-1527/29)
scena cortese dipinta a tempera su un cassone (cassa), cm 34.9 x 41.3
Metropolitan Museum of Art - New York (Stati Uniti)

 Questo dipinto si trova in una chiesa di Täby, Svezia
di Albertus Pinktor (databile intorno al 1480)

 
Ha ispirato il grande regista Ingmar Bergman, dove il cavaliere Antonius Block, gioca a scacchi con la Morte.


 Il gioco degli scacchi (1508 circa)
Lucas van Leyden (Leida, Paesi Bassi, 1494-1533)
olio su tavola, cm 28.1 x 36
Berlino, Germania - Gemäldegalerie [Staatliche Museen] Germania

Partita a scacchi (1530-35 circa)
Giulio Campi (Cremona, 1502-1572)
olio su tela, cm 90 x 127
Torino - Museo civico d'arte antica (Palazzo Madama)


Nell'Italia settentrionale, durante il Cinquecento, gli scacchi e talvolta le carte erano accettati come passatempi cortesi appropriati, e spesso mostrati come allegorie d'amore, con giocatori amorosi e aristocratici. Gli Scacchi di Giulio Campi, con i suoi sottili giochi di gestualità ed espressione, sono un esempio di pittura lombarda di genere.

La donna è una immagine di Venere, vittoriosa sull'uomo. Marte è rappresentato di spalle, celato dall'armatura, al contrario della donna che mostra il petto abbondante e le braccia tornite. Marte soccombe quindi alle grazie esibite da Venere, mentre sottintesi - forse piccanti - intercorrono tra la donna e il buffone. La donna si tende verso le sue ancelle, per chiedere consiglio sulle mosse da fare: una complicità femminile che è spesso presente nelle schermaglie amorose.
Agganciato a una catenella che pende dal cinturino che le sostiene il seno, la donna-Venere porta uno zibellino, un curioso accessorio di moda femminile cinquecentesco. La pelliccia di un animale di piccole dimensioni è poggiata sulle sue spalle. Lo zibellino, simbolo di fertilità, era riservato alle donne sposate.

La scacchiera, solamente in piccola parte visibile e con pochi pezzi che nulla dicono sullo svolgimento del gioco, è solo un pretesto: è il luogo dove si svolge la partita. La disposizione dei pezzi è quindi meno importante del gruppo di persone ritratte e dei segnali che intercorrono tra loro.


Giovanni Federico di Sassonia contro un nobile spagnolo (1549)
Anthonis [Antonis] Mor van Dashorst (Utrecht, Paesi Bassi, 1520 - Anversa, Belgio, 1577)
olio su tavola, cm 65 x 92
Gotha, Germania - Museo del castello di Friedenstein


“Il 25 aprile 1547 a Mühlberg l'esercito imperiale di Carlo V inflisse una pesante sconfitta alle truppe della confederazione dei Principi protestanti tedeschi, la Lega di Smalcalda. Lo stesso comandante luterano, l'Elettore di Sassonia Giovanni Federico il Magnanimo, fu fatto prigioniero dagli spagnoli.
La vittoria in questa decisiva battaglia venne commemorata due anni dopo da un dipinto del ritrattista olandese Anthonis Mor, che mostra a sinistra l'Elettore prigioniero sorvegliato a vista da un nobile spagnolo. Pur apprezzando la serrenità d'animo di Giovanni Federico persino davanti alla sconfitta e alla condanna a morte, l'artista vuole celebrare la superiorità della compagine imperiale. Se la forza militare viene esplicitata dalla mano sinistra posta sull'elsa della spada, la superiorità intellettuale trova un perfetto simbolismo nel gioco degli scacchi. Al di là della curiosa forma dei pezzi e della loro bizzarra disposizione, la mano destra sulla scaccchiera indica che lo spagnolo, avendo la mossa, possiede il controllo della situazione.”

Commento di Giorgio Chinnici, pubblicato su ScacchItalia n° 1/2022 organo ufficiale della Federazione Scacchistica Italiana.


Le giocatrici di scacchi (1555)
Sofonisba Anguissola (Cremona, 1535 - Palermo, 1625)
olio su tavola, cm 72 x 97
Museum Narodowe - Poznań, Polonia


Questa opera raffigura due bambine che stanno giocando con gli scacchi, un altra sorella si volge verso lo spettatore mentre le bambine dirigono altrove gli occhi, una nutrice sta osservando e sembra volgere il capo per dare un'occhiata di controllo, dietro un giardino con una quercia che fa da sfondo e un paesaggio azzurro e trasparente che pare dileguarsi nella foschia.

Il dipinto è firmato e datato sul bordo della scacchiera, dove l'autrice ha lasciato questa iscrizione: «SOPHONISBA ANGUSSOLA VIRGO AMILCARIS FILIA EX VERA EFFIGIE TRES SUAS SORORES ET ANCILAM PINXIT MDLV» «Sofonisba Anguissola vergine figlia di Amilcare dipinse dal vero tre sue sorelle e una servente, 1555».

Il fatto che in tantissimi quadri la scacchiera sia dipinta in maniera errata (ultima casa a destra dev'essere bianca) fa nascere il dubbio che, anche se non riportato nei testi, in passato si giocasse in maniera diversa o si era liberi di porre la scacchiera come meglio piacesse.


Due giocatori di scacchi [Partita a scacchi], (1590)
Ludovico Carracci (Bologna, 1555-1619)
olio su tela, cm 85.3 x 106.3
Gemäldegalerie Statliche Museum - Berlino, Germania


 
Konradin von Schwaben e Friedrich von Österreich informati della condanna a morte mentre giocano a scacchi (1783)
Johann Heinrich Wilhelm Tischbein (1751–1829)
olio su tela, cm 174.2 x 251.3
Castle Museum Schloss Friedenstein - Gotha, Germania


Orientali giocano a scacchi
[Un gruppo di giocatori di scacchi di fuori di un caffè turco e barbiere], (1845)
Martinus Christian Wesseltoft Rørbye (Danimarca, 1803-1848)
olio su tela, cm 91.5 x 123.5
Statens Museum for Kunst - Copenaghen, Danimarca
 
Il giocatore di scacchi (1864)
Isidor Kaufmann (pittore austriaco, 1853-1921)
olio su tavola, cm 26 x 20.9


Giocatori di scacchi (1865)
Honoré Daumier (Francia, 1808-1879)
olio su tela, cm 24.5 x 32.5
Petit Palais - Parigi

 Giocatori di scacchi nell'antico Egitto (1865)
Lawrence Alma-Tadema (Dronryp, Paesi Bassi, 1836 - Wiesbaden, Germania, 1912), pittore olandese
olio su tavola, cm 40.5 x 55.5

 Giocatori di scacchi nell'antico Egitto (1865)
Lawrence Alma-Tadema
matita su carta, cm 25 x 35
Amsterdam, Paesi Bassi - Rijksmuseum

La scena mostra tre figure sedute intorno a un basso tavolino mentre giocano a senet, un gioco da tavolo paragonabile ai moderni scacchi.

Se nel dipinto è evidente l'attenzione al dettaglio archeologico nella cura delle pareti e delle colonne decorate, nel disegno (schizzo) la concentrazione è sulla rappresentazione delle figure, lasciando lo sfondo indistinto.

Annibale Bentivoglio che gioca agli scacchi, prigioniero nel castello di Varano (1869)
Luigi Serra (Bologna, 1846-1888)

 La prima opera è una versione speculare (Galleria Antiquaria Alessandra Corvi - 9 luglio 2018) di quella di cui sopra, esposta a Parma nel 1870.


Nell'opera ‘Historia di Bologna’ del frate agostiniano Cherubino Ghirardacci (1519-1598) si racconta come avvenne la fuga dal carcere di Annibale Bentivoglio.

«Figlio di Gian Galeazzo e signore di Bologna¹ del 1420, Annibale fu accusato di aver favorito nel 1438 l’indipendenza della sua città dal gioco visconteo, e nel 1442 fu incarcerato da Niccolò Piccinino nella Rocca di Varano presso Parma. Riuscì però a fuggire: merito degli scacchi.

Seguiamo il racconto di fra’ Cherubino.

“Avvenne che un giorno il Castellano giocava a scacchi con Annibale, che con lui avea pranzato ma in catene; ben presto tuttavia il sonno lo colse, ma poiché Annibale gradiva continuare a giocare, il Castellano chiamò al suo posto il Zenesio, che degli scacchi era benissimo istruito, ed in una camera vicina andò a gettarsi sul letto. Annibale approfittò dell’occasione per convincere Zenesio ad avvertire i suoi amici perché lo aiutassero: avevano appena finito di accordarsi che il Castellano si risvegliò e tornato al gioco vi trascorse tutto il resto del giorno, fino all’ora di cena.”

Quella fortunata circostanza permise così ad Annibale e ai suoi sostenitori di preparare la fuga, che poi avvenne felicemente, grazie all’aiuto di Tideo e Galeazzo Marescotti.

L’episodio ispirò in seguito a Luigi Serra, pittore bolognese dell’Ottocento, il quadro “Bentivoglio in carcere”, in cui si vede Annibale che gioca a scacchi con Zenesio.»

© Testo di Valerio Marletti

1435-1445
Anton Galeazzo lascia un figlio, Annibale, che al momento dell’omicidio è fuori Bologna. Sarà però lui ad attirare le simpatie dei bolognesi e a tentare la nuova strada della Signoria.

1438
Dopo alcuni anni di forte anarchia sono gli stessi bolognesi (in attesa di Annibale) a richiedere l’aiuto dei Visconti per stabilizzare le cose interne e, come sempre, i Visconti inviano un loro plenipotenziario.
Si tratta di Francesco Piccinino (figlio del più famoso Nicolò, noto capitano di ventura del tempo), che instaurerà a Bologna un rigido ed assoluto governatorato.

1441-1445
Annibale rientra a Bologna, senza al momento nulla pretendere per quanto riguarda un’eventuale sua signoria.
Ma il Piccinino intuisce il pericolo che tale personaggio rappresenta per il suo potere e, con un inganno, lo fa catturare ed imprigionare nella rocca di Varano, presso Parma.
Per mesi, nessuno sa più nulla di Annibale, ma quando si viene a sapere dov’esso è prigioniero, Galeazzo Marescotti e quattro suoi compagni vanno a Varano, e lo liberano, compiendo un’impresa epica.

1445
La stessa notte in cui Annibale e Ludovico rientrano a Bologna di nascosto, dopo la fuga di Varano, scoppia la rivolta dei Bolognesi contro il Piccinino. Una volta tanto le maggiori Famiglie della città (da un Lato Bentivoglio e Marescotti, dall’altro Canetoli e Ghisileri) si dimenticano della loro discordia ed insieme liberano Bologna ed eleggono Annibale capo dei Sedici Riformatori, in pratica Signore di Bologna.²

__________
₁ Divenne signore di Bologna due anni prima di essere assassinato. Il 24 giugno Annibale è invitato dai Ghisileri, prima a messa in San Pietro, poi a casa loro per festeggiare il battesimo di un nuovo erede. Annibale accetta l’invito, ma davanti alle case Canetoli, viene circondato e ucciso per strada. È il terzo Bentivoglio che ha assaporato la Signoria solo per alcuni giorni, ma l’egemonia della famiglia sulla città permane.
₂ Annales e cronologia di Bologna “I Bentivoglio. Tre Signori di Bologna, ma solo per pochi giorni ciascuno 1399-1445”.


Ferdinand e Miranda giocano a scacchi: la tempesta (1871)
Lucy Madox Brown Rossetti (1843–1894)
olio su tela, cm 68 x 61

Lucy Madox Brown (Parigi, 19 luglio 1843 – San Remo, 4 agosto 1894) è stata una pittrice, modella e scrittrice inglese associata ai Preraffaeliti.
Nell'estate del 1873 si fidanzò con William Michael Rossetti e si sposarono il 31 marzo 1874.

Sfida scacchistica alla corte del Re di Spagna (dopo il 1871 *)
Luigi Mussini (1813-1888)
olio su tela, cm 77 x 133
Il quadro è custodito dal Monte dei Paschi di Siena.


Da sinistra a destra: seduto, con lo sguardo tristemente fisso sulla scacchiera è il Vescovo Ruy López, incredulo per quanto accaduto. A lui vicino stanno in piedi il Duca di Lerma e il domenicano frà Diego De Chaues confessore di Filippo II° che commentano lo scacco inflitto al Monsignore da Leonardo da Cutro, quel giovinotto elegante, dallo sguardo vivace, dai neri capelli, dalla bruna carnagione, che con aria soddisfatta si volge (allargando le braccia) al Re seduto, ad annunciare il suo trionfo. A destra del Monarca Don Cristofano De Mora. Al centro del quadro spicca la figura dell'Infanta Isabella, col vestito ricchissimo a forma di campana. Nel gruppo di destra c'è la Regina Anna Maria figlia dell'Imperatore Massimiliano e terza moglie di Filippo II°, rivolta verso Don Giovanni d'Austria vincitore della battaglia di Lepanto. Più indietro, in piedi, stanno una dama della Regina, la Duchessa di Lerma e un paggio.


* Questa è la data che è dichiarata sul sito internet del Monte dei Paschi di Siena  anche se, su internet si trova più frequentemente la data del 1883 o talora anche quella del 1886.
 
Partita a scacchi (1880)
Franz von Defregger (Ederhof, Dölsach, Austria, 1835 - Monaco di Baviera, 1921)
olio su tela, cm 63 x 50

Il tirolese Franz von Defregger qui ci mostra una coppia che gioca a scacchi nella taverna. Colpisce il fatto che lui ci mostra una donna che gioca. Si consideri che il campionato del mondo femminile di scacchi esiste solo a partire dal 1927.

 Osteria a Fiesole [I giocatori di scacchi], (1889)
Raffaello Sorbi (Firenze, 1844-1931)
olio su tela, cm 52.1 x 75.8

Il gioco degli scacchi (1896)
Ludwig Deutchs (Vienna, 1855 – Parigi, 1935)
olio su tavola, cm 55 x 41.6