lunedì 25 marzo 2024

SCACCHI nell'arte: dal XX Secolo ai giorni nostri


Le arti figurative con le varie tecniche decorative (mosaico, scultura, pittura, ecc.) sono sempre state espressione usate dalle persone attratte dalla natura simbolica che il gioco degli Scacchi, ha sempre mantenuto nel corso dei secoli, a rappresentare  il nobil gioco del potere manifesto (e ricevuto) dalla superiorità dell'ingegno che si svolge manovrando i 32 pezzi sulle 64 caselle della scacchiera.

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 Esercizio di intelletto [La partita a scacchi], 1902
Jacques Clément Wagrez (Parigi, 1879- 1939)
olio su tela, cm 121.9 x 111.8


 Un giovane uomo seduto su una cassapanca mentre osserva sul tavolino una partita a scacchi (1904)
Beryl Fowler (British, 1881-1963)
olio su tela, cm 75 x 61


Interno (Figura con scacchiera), 1921
Gigi (Luigi) Chessa (1895-1935)
olio su tavola, cm 65 x 48

17° secolo Interno. Scena con un gatto seduto accanto a una finestra (1923)
Frank Moss Bennett (1874-1952)

Le giocatrici di scacchi (1929)
John Lavery (1856-1941), pittore irlandese.
olio su tela, cm 124.49 x 191.8


 Madre e figlio (1933)
Daniel Garber


Scacchi (1933)
Marko Čelebonović (1902-1986), fu uno dei pittori serbi più famosi del XX secolo.
olio su tela


La scacchiera con i pezzi, già spostata nel corso della partita, richiama la presenza dei giocatori scomparsi dal dipinto. Il tavolo, con un centrino leggero e ondulato e pochi oggetti cari al pittore, suggeriscono sia un interno che una natura morta. Il divano rappresentato in modo coloristico plastico, si staglia sullo sfondo della parete appena percettibile, chiudendo lo spazio del dipinto. Ritirandosi in questo modo nell'intimità della sua stanza, un ambiente familiare, Čelebonović ha dimostrato di non vivere lo spazio reale solo visivamente, ma anche con tutto il suo essere.

Il piccolo giocatore di scacchi (1936)
Gaston Douyere (Francia)
olio su tela, cm 65 x 54


La partita a scacchi (1940)
Boris Eremeevich Vladimirsky (Ucraina, 1878-1950)
olio su tela, cm 69 x 96


Partita a scacchi con la morte (1942)
Karl Truppe (Austria, 1887-1959)
olio su tela

Tema "classico" quello della morte abbinato agli scacchi.


Famiglia (1942)
Tove Jansson (Finlandia, 1914-2001)
olio su tela, cm 89 x 116

Qui sono ritratti i fratelli di Jansson, Olov in divisa e Lars mentre giocano a scacchi, mentre Tove che è vestito di nero e i suoi genitori guardano in silenzio.

Una partita a scacchi (1946-1947)
George Tooker (Stati Uniti 1920-2011)
tempera su tavola, cm 76.2 x 38.1


Manichino (1948-49)
Antonio Bueno (1918-1984), pittore italiano di origini spagnole.



Giocatori di scacchi cinesi (1949)
Ng Po Wan (Cina, 1904-2001)
olio su tela, cm 73 x 92

 Il giocatore di scacchi (1950)
Alberto Martini (Oderzo, Treviso, 1876 – Milano, 1954)
olio su tela, cm 70 x 50

Durante la pausa pranzo in fabbrica (1951)
Georgy Alexandrovich Pesis (Russia, 1929-1980)
olio su tela, cm 97 x 104.5
San Pietroburgo, Russia - Museo dell'Accademia delle Arti

I giocatori di scacchi (1958)
James Cook (Nuova Zelandia, 1904-1960)
olio su tavola, cm 84.5 x 108.5
Wellington, Nuova Zelanda - Museum of New Zealand Te Papa Tongarewa

Partita a scacchi (1967)
Vernon Spencelayh (Inghilterra, 1891–1980)
olio su tela

Interno con figure [Una partita a scacchi]
Francesco Galante (Margherita di Savoia, Foggia, 1884 - Napoli, 1972)
olio su tela, cm 117 x 161.5

Gioco di scacchi (1979)
Antonio Bresciani (Napoli, 1902 - 1997)
olio su tela, cm 80 x 70


 Giocatori di scacchi (1979)
Gianni Strino (Napoli, 1953- )
olio su tela

La Scacchiera deformata (1983)
Sandro del Prete (Svizzera, 1937- )

Maestro dell'illusione, come M.C.Escher, Del Prete ha messo a punto un universo ricco di oggetti impossibili, inganni ottici, doppie prospettive, trasformazioni, anamorfosi, e un bel po 'di più.


Partita a scacchi col mistero (1986)
Riccardo Tommasi Ferroni (1934-2000)
olio su tela, cm 200 x 200

I giocatori. Protagonisti della scena sono i giocatori che hanno i volti di persone molto vicine al pittore: a sinistra, a giocare col nero, è Giovanni Tommasi Ferroni, figlio di Riccardo, allora diciottenne; a destra, il giocatore con gli scacchi bianchi ha le sembianze del giornalista del Corriere della Sera Pietro Lanzara. Tra di loro, fuoco dell’opera, un terzo uomo: è Mauro Borrelli, che frequentava lo studio di via dei Riari (adesso vive e lavora a Los Angeles) e che sarebbe diventato un affermato art e concept designer del grande cinema americano trasferendo nei suoi storyboard tante atmosfere assorbite studiando l’arte di Tommasi Ferroni (per Francis Ford Coppola, Il Padrino III, Dracula; per Tim Burton, La leggenda di Sleepy Hollow, Il pianeta delle scimmie; ecc.).

La partita. E’ un finale di partita, in cui il bianco in una o due mosse darà scacco matto al nero. Ma il personaggio centrale del quadro interrompe il gioco con il piglio del maestro: sta entrando in scena qualcuno e lui blocca le mani dei giocatori mentre si voltano verso il misterioso visitatore di cui noi vediamo solo l’ombra.

Di misterioso c’è anche la “sbagliata” posizione della scacchiera che è ruotata come nell’inizio della partita a scacchi tra il Cavaliere e la Morte (che gioca col nero) nel film di Ingmar Bergman lI Settimo Sigillo (1957). Un messaggio, un segnale, confermato dai riferimenti pittorici.


Scacchi (1997)
Andrés David Carrara (La Plata, Argentina, 1973- )
olio su tela, cm 70 x 100


I GIOCATORI DI SCACCHI di FRANZ BORGHESE

L'argomento preferito che Franz Borghese analizza nei suoi lavori e la società e la folla che lo circonda, ripresa con il pennello intinto nel sarcasmo e nell'ironia, oltre che nel cromatismo della sua tavolozza.



Giocatori di scacchi
Franz Borghese (Roma, 1941-2005)
olio su tela, cm 50 x 70

Partita a scacchi
Franz Borghese (Roma, 1941-2005)
olio su tela, cm 50 x 40


Figure
Franz Borghese (Roma, 1941-2005)
olio su tela


Con tutto il tuo potere (2003)
Siegfried Zademack (Brema, Germania, 1952- )
olio su tela, cm 120 x 90


Pedone (2009)
Evgeniy Monahov (Mosca, Russia, 1974- )
olio su tela, cm 70 x 100

 Logica (2010)
Jake Baddeley (Nottingham, Inghilterra, 1964- )
olio su tela, cm 70 x 90


Armadio (2012-2013)
Gianluca Cavallo (Cava de'Tirreni, Salerno, 1976- )
sei ante incise, cm 244 × 363


“Giocando sul tema del doppio e dell’altro da sé, Cavallo si cimenta qui in una fantomatica partita a scacchi di cui lo spettatore è al tempo stesso pedina e pubblico.
La struttura dell’opera è quella di un armadio – un vero e proprio armadio che l’artista ha recuperato e trasformato in superficie pittorica – ma lo spazio della rappresentazione si dilata oltre le pareti mobili delle ante fin dentro il contenitore evocato, nell’illusione ottica di uno specchio che riflette l’immagine gigante della regale pedina.
Il Re è in scacco o è solo matto? E chi mai potrà dare un volto al Re se non colui che osserva frontalmente la scena, restando perciò prigioniero della propria immagine riflessa?
L’armadio è forse la più sofisticata testimonianza dell’ ironia intelligente di Cavallo, quel suo saper cogliere di ogni oggetto il senso e la metafora che traghetta la mente verso altre visioni e frammenti di memoria.
Come un erudito del Seicento assembla simboli e figure, compone emblemi e sciarade, poi suggerisce diverse soluzioni lasciando al pubblico il gusto del cimentarsi ed il rischio di fallire.
Giocando sul lapsus e sull’inciampo psicologico, l’opera di Cavallo si insinua nelle smagliature del quotidiano perché ognuno di noi ne tragga uno stimolo diverso ma ugualmente lecito e possibile, personalissimo e veritiero. Non c’è trucco, né inganno, se non quello che la nostra stessa mente frappone tra sé e l’altro, come nel dramma archetipico del doppio di cui lo specchio è appunto imprescindibile attributo.
L’Armadio è un gioco di ruolo, uno scenario possibile di inaspettati eventi da agire in prima persona. Si contano le pedine e gli spazi vuoti sulla scacchiera e poi si tirano i dadi, per stabilire chi dovrà fare la prima mossa.
Non c’è nulla di statico in quest’opera; niente che palesi la sua bidimensionalità, a dispetto del rigore cartesiano con cui si dispongono i quadrati in dicromia. È piuttosto una sapiente olografia che inganna ma non mente, nasconde per svelare a chi si ponga con l’animo a guardare.
Et Voilà! A voi la prima mossa.”

F.Strano (storica e critica dell’Arte)

La prossima mossa (2010)
Maureen Hyde (Stati Uniti, 1946- )
olio su tela, cm 85.09 X 64.77
New Britain, Connecticut, Stati Uniti - New Britain Museum of American Art (NBMAA)

World Chess Champions (2014)
Serkan Ergün (Izmir, Turchia, 1980 - )
olio su tela, cm 170 x 110


Da sinistra a destra (parte superiore): Vladimir Kramnik, Paul Morphy, J. R. Cabaplanca, Adolf Anderssen, Vasili Smislov, William Steinitz, Bobby Fischer, Viswanathan Anand, Tigran Petrossian, Mihail Tal, Max Euve,

Sopra: Garry Kasparov, Boris Spassky, Aleksandr Alehin, Anatoly Karpov, Mihail Botvinnik, Emanuel Lasker.


CAISSA la protettrice del gioco degli scacchi


Caissa (1975)
Alberto Dapietri (1928- )


La protettrice del gioco degli scacchi è una ninfa degli alberi, la driade Caissa, il cui nome appare per la prima volta nel poema, dal titolo omonimo, di Sir William Jones (1746-1794). Nel poema Jones attribuisce l'invenzione degli scacchi a Marte; Caissa ha solo attinenza indiretta con il gioco; di lei, infatti, Marte si innamora ma non è ricambiato. Una Naiade gli suggerisce di inventare un gioco che la lusinghi: "Non sai tu un gioco, una attraente partita, che ti renda accetto agli occhi della fanciulla?"; per questo lo consiglia di rivolgersi ad Eufrone, fratello di Amore. Eufrone acconsente ed aiuta Marte ad inventare un gioco per conquistarla [in inglese, appunto, 'Chess'] così chiamati dal nome della ninfa stessa.

Un amabile driade corre per le foreste della Tracia
Il suo viso è incantevole, il suo aspetto dolce:
il suo passatempo è la caccia del saltante cervo,
insidiata da Imene e dal figlio di Ciprigna;
per monti e per valli la sua bellezza è famosa
e il nome della vezzosa fanciulla è Caissa.

(William Jones - Caissa)


a cura di Rames Gaiba
© Riproduzione riservata



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