martedì 23 luglio 2019

26 ottobre 1957 - Morte di Nikos Kazantzakis


Non spero nulla. Non temo nulla. Sono libero.
Nikos Kazantzakis [in greco: Νίκος Καζαντζάκης] (Candia, isola di Creta, 18 febbraio 1883 - Friburgo in Brisgovia, Germania, 26 ottobre 1957),scrittore, poeta, saggista, drammaturgo, greco.   



Tomba di Nikos Kazantzakis | Candia (Iraklio), Creta



Δεν ελπίζω τίποτα, δε φοβούμαι τίποτα, είμαι λέφτερος
Epitaffio sulla tomba a Héraklion



La tomba (táfos) di Nikos Kazantzakis si trova, all'interno di un piccolo giardino, su uno dei bastioni della fortezza di Martinengo. Kasantzakis è qui sepolto perché la Chiesa ortodossa gli ha rifiutato la terra consacrata. Ma gli ha fatto un favore, perché il bastione dove riposa è il punto più panoramico della città: si vede tutta la distesa di case, il mare, l'entroterra e, verso sud, la montagna.
L'insieme è al contempo sobrio e solenne: due pali di legno a formare una croce; cinque blocchi di pietra grigia dalle commessure (circondati da una piccola piattaforma); un cippo con fissata, sul retro, una targhetta in bronzo che riporta la parola "pace" in molte lingue, e con inciso, sulla parte frontale l'epitaffio (riproducendo la grafia dell'autore). 

L'epitaffio inciso sulla tomba, diventata meta spirituale, è quanto Kazantzakis usava ripetere. Tali parole tanto decise sono state sostenute dall'etica inflessibile e dalla ferma fede di un animo che, in eterna ricerca, ha conquistato la libertà spirituale, morale e materiale senza piegarsi, mai, davanti al compromesso, ed è riuscito a mantenere, sempre, la coscienza di appartenere al proprio popolo e alla propria cultura.






«Più siamo lontani dalla nostra patria, più ci pensiamo e più la amiamo.

Quando sono in Grecia vedo le piccole cose, gli intrighi, le sciocchezze, le inadeguatezze dei leader, la miseria della gente.

Ma da lontano non vediamo così chiaramente l'ascetismo e abbiamo più libertà di creare un'immagine della patria degna di un amore totale.

Ecco perché lavoro meglio e amo di più la Grecia quando sono all'estero.

Lungi da ciò riesco a cogliere meglio la sua essenza e la sua missione nel mondo, e di conseguenza la mia umile missione.

Sta succedendo qualcosa di speciale ai greci che vivono all'estero. Migliorano.

Hanno l'orgoglio della loro razza, sentono che essendo greci hanno la responsabilità di essere degni dei loro antenati.

La loro convinzione di discendere da Platone e Pericle può essere un'utopia, un'auto-sottomissione di milenni, ma questa auto-sottomissione, nata dalla fede, ha un effetto fruttuoso sull'anima greca moderna.

Grazie a questa utopia, i greci sopravvissero. Dopo tanti secoli di invasioni, massacri, carestie, sarebbero dovuti sparire.

Ma l'utopia, diventa fede, non li lascia morire.

La Grecia sopravvive ancora, penso che sopravviva attraverso miracoli successivi».

Nikos Kazantzakis
in una leggendaria intervista al giornalista francese Pierre Sipriot nel 1955.




a cura di Rames Gaiba
© Riproduzione riservata

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