domenica 19 luglio 2020

KRUMIRI - storia di un biscotto... ma non solo


Questo nome esotico che nasconde la sua origine nella nebbia della leggenda ispirò, tra l'altro, due pasticcieri che sfruttarono in sede commerciale dei meravigliosi biscotti.¹


Scatola di latta contenente i biscotti Krumiri
con lo stemma sabaudo e il colore rosso lungo i bordi. 


Qui vi racconto la storia del biscotto italiano che pare, ma siamo ancora nella leggenda, nacque in una notte, dopo una serata con gli amici del non ancora Cav. Domenico,² in un laboratorio di pasticceria, in una misteriosa alchimia fra ingredienti e magia.
 



Domenico Rossi nel 1878 inventò dei biscotti di pasta frolla³ tipici della zona di Casale Monferrato, nella provincia di Alessandria in Piemonte. Questi biscotti sono caratterizzati da una particolare forma che si dice essere stata ispirata ai baffi a manubrio del primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II, il re "galantuomo", morto proprio in quell'anno.
  

Krumiri Rossi
© foto tratta sito internet della Krumiri Rossi


Il nome, scelto dal Cav. Domenico, deriva dal liquore che a quel tempo andava per la maggiore, e che a sua volta prende il nome da khoumir o kroumir, una tribù berbera. 
    


₁ L'altro, fu il francese Auguste Redon che nel 1895 inventò i Kroumirs, deliziosi dolcetti di pasta si mandorle, tipici di Confolens in Francia.
₂ Questa narrazione, a cui è bello credere, è scritta nel sito internet della Krumiri Rossi.
₃ Indicato come uno del Prodotti Alimentari Tradizionali italiani (PAT), l'impasto di farina, burro, zucchero, uova e vaniglia pura e soprattutto, niente acqua. Dal 1972 i biscotti sono protetti da un brevetto.
  
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La parola crumiro” proviene dal nome della tribù tunisina del Khumir (diventata il francese kroumirs e passata nell'italiano come krumiri), ed è grazie alla morfologia francofona del termine africano come lo conosciamo oggi

Nel 1881 in Tunisia scoppiò la “questione khumir”, una tribù araba composta di predoni che vivevano ai confini della Tunisia. I Khumir erano specializzati in contrabbando e, con scorribande decisamente piratesche in territorio algerino. La Francia colse l'occasione delle "guerriglie" dei Khumir  e col pretesto di riordinare le cose invasero la Tunisia.⁴ I resoconti delle imprese dei Khumir furono così raccapriccianti che essi divennero in Europa i selvaggi per antonomasia. In Francia il termine fu usato come epiteto spregiativo e razzista per riferirsi ad immigrati nordafricani (e non solo).
 


In Italia, nel lessico sindacale, il termine “krumiro fece la sua prima comparsa sporadica nel gergo tipografico per designare i lavoratori non specializzati utilizzati nelle tipografie durante gli scioperi (Avanti!, 28 febbraio 1900), per poi entrarvi massicciamente nei primi mesi del 1901, mutando con l'uso in crumiri, in occasione del grande sciopero dei lavoratori del porto di Marsiglia, in grande maggioranza italiani, proclamato il 28 febbraio 1901 e continuato fino al 8 aprile. Nel corso dello sciopero si ventilò la possibilità di sostituire gli scioperanti con Arabi, e probabilmente di qui nacque l'uso di chiamare krumiri” i lavoratori che, contro le indicazioni del sindacato, si rifiutavano di partecipare allo sciopero. Con questo significato il termine venne impiegato per la prima volta sul quotidiano socialista Avanti! del 31 marzo 1901, esprimendo disprezzo per un gruppo di lavoratori italiani che erano stati ingaggiati per sostituire gli operanti.

Per qualche tempo il termine indicò in senso generico i sottoproletari non sindacalizzati e disposti a qualsiasi compromesso⁵, invece a consacrare il senso attuale di 
sabotatore dello sciopero fu poi, nel giugno 1901, uno sciopero dei carbonai di Genova, in occasione del quale venne formalmente costituito il 12 giugno 1901 un sindacato giallo denominato Lega cattolica di lavoro, con lo scopo di fornire lavoratori durante gli scioperi. In tale occasione l'epiteto “crumiro”, di uso comune nel XX secolo, venne utilizzato in modo massiccio; in breve l'espressione gergale divenne il termine tecnico per designare,  o meglio finì, per bollare chi stava dalla parte del padrone e non partecipava agli scioperi.                     


₄ Il protettorato francese della Tunisia è stato istituito il 12 maggio 1881 (Trattato del Bardo  imponendo un accordo a il bey  Muhammad al-Sadik); l'impero coloniale francese è durato fino all'indipendenza della Tunisia nel 1956.
₅ Francesco Papafava, Giornale degli economisti, maggio 1901.
 


Rames Gaiba
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