sabato 21 settembre 2019

LA PIRATERIA DEL GATTO


LA PIRATERIA DEL GATTO
racconto breve
di Rames Gaiba


 Studio di gatti e gattini
Henriëtte Ronner-Knip (artista olandese-belga, 1821-1909)


Del mio primo incontro con i gatti, sulla soglia dell'età dei ricordi, mi resta che questi animali domestici sono dei miei nemici giurati. Con mia madre Emma andammo in visita a una sua amica a Salò da una vecchia signora¹ che risiedeva in un vecchio e decadente palazzo del centro, che abitava assieme a un vecchio gatto da sola in quella casa, e che ebbe, nel suo unico amore rimastole, più attenzioni da parte della padrona che il bambino che malauguratamente la madre si era portata dietro. Era un gatto, o, forse, una gatta perché certo a quella primissima età non mi ponevo il problema del sesso di altri animali, di colore nero con poco pelo ed in cui l'età avrebbe avuto bisogno come la sua padrona di un importante operazione di alta chirurgia estetica. La signora non s'accorgeva delle devastazioni prodotte dall'età e dalle prolungate solitudini con questo abitatore domestico della casa. La maîtresse dell'alloggio, in realtà composto da pochi locali a cui ora so dare il nome di bugigattolo², offre a mia madre e al bambino che l'accompagnava qualcosa, che nel buio di quella stanza non ebbi nemmeno il modo di capire che cosa era perché improvvisamente quel gatto scattò, in un miracolo di leggiadria, e mi lasciò segni di graffi nelle nude gambine e sulle mie magre mani che abbandonaro quanto gli era stato porto. La bisbetica padrona, in cui la vecchiaia non aveva fatto il dono della tenerezza, si preoccupò solo che la bestiaccia non si fosse fatta male nella rovinosa caduta da quel salto cui ormai non doveva essere più avvezzo, ignorando le unghiate che mi erano state felinemente inferte. Solo la timidezza, le raccomandazioni della mamma di comportarmi bene prima di salire quelle buie scale, ed il fatto di non ferire la fiducia che era stata posta in me e di dimostrare coraggio, non dissi nulla ma parlarono i miei occhi e il ritirarmi ancora di più a lato di quel canapè.³ 
 
Il secondo incontro con un gatto, di cui è fresco il ricordo, è molto più recente ed avvenne nel patio di un ristorante di Le Castella, in Calabria, sotto l'intimità di un albero di limoni. Unici avventori, in quella primavera avanzata già calda, ci sedemmo ad un tavolo, io e mia moglie Donna Aurelia. Già all'antipasto di alici arringate (sono fritte con peperoni freschi e piccanti) vidi nel patio movimenti di gatti, ma l'attenzione era ovviamente rivolta ad altro, allo stare bene in quel posto, al vino Cirò che andava giù onestamente. Poi, ci fu servito, come da ordinazione, U pisci spata (il pesce spada), noto piatto prelibato della cucina calabrese, che curiosamente è definito come "il Pinocchio della Costa Viola". Non si erano dimenticati di noi i gatti del patio, ed uno si avventò sul mio piatto graffiandomi le braccia e le mani e portandomi via la gustosa, con un giudizio condiviso anche da questo scroccone ospite, pietanza. Qui il felino, che aveva un manto di colore bianco opaco, ebbe uno scatto vibrante, di toni diversi e più lirici rispetto a quello di Salò, abituato in quel giardino che era tutto il suo mondo.


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₁ Alla caduta del fascismo la Signora era rimasta a Salò, dove aveva seguito il suo amante, un piccolo gerarca che quando era a Bologna era padrone dei Grandi magazzini "Alla nuova Italia" che erano in via Indipendenza (ora vi è il negozio di abbigliamento della catena non italiana H&M). Mia madre mi raccontava che alla riuscita invasione dell'Etiopia (1936) lo stesso gerarca fece mettere all'ingresso del negozio due uomini con la "faccetta nera" (ricordate il motivetto, vero?) di quel paese… e l'impatto visivo - per la gente comune - doveva risultare grandioso.
₂ Bugigattolo - stanzino buio e scomodo. Anche locale molto angisto e squallido. Probabilmente composto dalle parole bugio e gatto, ovvero "buco per il gatto".
Canapè - divanetto imbottito e fornito di spalliera e braccioli.  
 
 
 
Rames Gaiba
© Riproduzione riservata

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