PREMESSA
Il suicidio è una scelta personale. Come sappiamo, non sceglie di morire solo
chi è affetto da terribili malattie o vive una condizione di grave
menomazione fisica; a scegliere la morte sono anche tante persone in
salute, almeno quella visibile, ma che per ragioni varie e
soprattutto non sempre correttamemte giudicabili, preferiscono l’ignoto alla vita.
Chi scrive non condannerà mai il suicidio quando lo stesso non implica un danno (lesioni o morte) per gli altri, pur prendondo atto che vi sono ripercussioni dolorosissime e in molti casi drammatiche su chi resta. Mi rendo conto che è un
tema di coscienza, e mai inciterei alla scelta del suicidio.
Rames Gaiba
INTRODUZIONE
Viaggio difficile e non scontato tra artisti e visionari da tutto il mondo. Ho voluto raccontare in questo percorso di immagini un tema che è ben presente nella storia dell'arte e che per varie motivazioni è ai margini della trattazione, svolgimento in forma sistematica.
~~~ ~~~ ~~~
Il tema inizia con la morte di Giuda Iscariota è
un episodio neotestamentario, descritto nel Vangelo secondo Matteo e
negli Atti degli Apostoli, che narra della morte dell'apostolo Giuda,
disperato dopo aver tradito Gesù complottando con i sommi sacerdoti. I
due resoconti biblici non concordano tra loro e perciò la maggioranza
degli studiosi è dell'opinione che nessuno dei due sia storico.
Il Vangelo secondo Matteo inserisce il racconto della morte di Giuda tra il momento in cui gli Ebrei conducono Gesù da Pilato e la sua comparizione di fronte a Pilato stesso.
Negli Atti degli Apostoli l'episodio è descritto nel primo capitolo, quando Pietro deve sorteggiare un sostituto di Giuda Iscariota per i Dodici apostoli, che risulterà poi essere Mattia.
Il Vangelo secondo Matteo (Mt 27,3- 10) riporta, che Giuda si impiccò dopo aver gettato nel Tempio i trenta denari del suo tradimento, usati poi dai sacerdoti del Tempio per acquistare il "Campo del vasaio" (in seguito denominato "Campo di Sangue" perché acquistato al "prezzo di sangue"). Questa modalità del suicidio non si concilia con quella scritta negli Atti degli Apostoli (Atti 1,18-20), secondo la quale Giuda morì invece squarciandosi, dopo aver egli stesso acquistato, sempre con i trenta denari del suo tradimento, il "Campo del vasaio" (invece, in seguito denominato "Campo di Sangue" perché Giuda vi si squarciò).
Il Vangelo secondo Matteo inserisce il racconto della morte di Giuda tra il momento in cui gli Ebrei conducono Gesù da Pilato e la sua comparizione di fronte a Pilato stesso.
Negli Atti degli Apostoli l'episodio è descritto nel primo capitolo, quando Pietro deve sorteggiare un sostituto di Giuda Iscariota per i Dodici apostoli, che risulterà poi essere Mattia.
Il Vangelo secondo Matteo (Mt 27,3- 10) riporta, che Giuda si impiccò dopo aver gettato nel Tempio i trenta denari del suo tradimento, usati poi dai sacerdoti del Tempio per acquistare il "Campo del vasaio" (in seguito denominato "Campo di Sangue" perché acquistato al "prezzo di sangue"). Questa modalità del suicidio non si concilia con quella scritta negli Atti degli Apostoli (Atti 1,18-20), secondo la quale Giuda morì invece squarciandosi, dopo aver egli stesso acquistato, sempre con i trenta denari del suo tradimento, il "Campo del vasaio" (invece, in seguito denominato "Campo di Sangue" perché Giuda vi si squarciò).
Crocifissione di Cristo (periodo tardo impero romano, 420-430 d.C.)
Autore ignoto
avorio scolpito in rilievo, cm A. 7.5 x L. 10.2 x P. 7.7
British Museum - Londra
Autore ignoto
avorio scolpito in rilievo, cm A. 7.5 x L. 10.2 x P. 7.7
British Museum - Londra
Uno dei quattro pannelli che facevano parte di uno scrigno, con la morte di Giuda e la crocifissione: a sinistra Giuda impiccato all'albero; sotto di lui la borsa da cui escono monete d'argento; a destra Cristo che è inchiodato solo dalle mani alla croce.
Morte di Giuda (XII secolo)
Cattedrale di San Lazzaro [Cathédrale Saint-Lazare] - Autun, Francia
bassorilievo
Cattedrale di San Lazzaro [Cathédrale Saint-Lazare] - Autun, Francia
bassorilievo
Morte di Giuda Iscariota - parte del " Giudizio Universale", (1306 circa)
Giotto [di Bondone] (1267-1337)
affresco controfacciata - Cappella degli Scrovegni - Padova
Giotto [di Bondone] (1267-1337)
affresco controfacciata - Cappella degli Scrovegni - Padova
Giuda è raffigurato impiccato all'albero e sventrato con le viscere estratte dall'addome
Giuda impiccato (1310-1319)
Pietro Lorenzetti (Siena, 1280/85 - 1348 circa)
Basilica inferiore di San Francesco - Assisi
affresco
Pietro Lorenzetti (Siena, 1280/85 - 1348 circa)
Basilica inferiore di San Francesco - Assisi
affresco
Uno dei quattro pannelli che facevano parte di uno scrigno, con la morte di Giuda e la crocifissione: a sinistra Giuda impiccato all'albero; sotto di lui la borsa da cui escono monete d'argento; a destra Cristo che è inchiodato solo dalle mani alla croce.
Il suicidio di Giuda - parte della "Passione di Gesù Cristo" (1491)
Giovanni Canavesio (prima del 1450-1500)
affresco controfacciata - Cappella di Note Dame des Fontaines
La Brigue (Provenza - Alpi - Costa Azzurra), Francia
Giovanni Canavesio (prima del 1450-1500)
affresco controfacciata - Cappella di Note Dame des Fontaines
La Brigue (Provenza - Alpi - Costa Azzurra), Francia
Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino (Cento, Bologna, 1591 - Ferrara, 1666)
olio su tela, cm 135 x 119
Musei di Strada Nuova, Palazzo Rosso - Genova
olio su tela, cm 135 x 119
Musei di Strada Nuova, Palazzo Rosso - Genova
Il
soggetto è quello tramandato da Plutarco, secondo il quale Catone, uomo
rigido ai principi dello stoicismo e sostenitore di Pompeo all'epoca
della guerra civile, saputo che la causa di questi era perduta, si
uccise conficcandosi nel ventre la spada che invano gli era stata in
precedenza sottratta. Il mito di Catone, è considerato simbolo di
libertà morale e non di eroismo politico. Nella cultura seicentesca il
personaggio incarnava l'ideale dell'uomo coerente a sé fino al punto di
affrontare impavidamente la morte.
Satira sul suicidio romantico (1839)
Leonardo Alenza y Nieto (Madrid, Spagna, 1807-1845)
olio su tela, cm 36.5 x 28.5
Museo del Romanticismo - Madrid, Spagna
Leonardo Alenza y Nieto (Madrid, Spagna, 1807-1845)
olio su tela, cm 36.5 x 28.5
Museo del Romanticismo - Madrid, Spagna
In
quello che è considerato il miglior lavoro di Nieto, un uomo disperato
sta per buttarsi giù da uno sperone di roccia con un coltello in mano
mentre altri due uomini sullo sfondo sono già morti, uno impiccato ad un
albero e l'altro ai piedi dell'albero che si è ucciso con un arma da
fuoco.
Satira sul suicidio romantico per amore (1839)
Leonardo Alenza y Nieto (Madrid, Spagna, 1807-1845)
olio su tela, cm 35 x 26.5
Museo del Romanticismo - Madrid, Spagna
Leonardo Alenza y Nieto (Madrid, Spagna, 1807-1845)
olio su tela, cm 35 x 26.5
Museo del Romanticismo - Madrid, Spagna
La morte di Chatterton (1856)
Henry Wallis (Londra, Inghilterra, 1830-1916)
olio su tela, cm 62 x 93
The Tate Gallery - Londra
Henry Wallis (Londra, Inghilterra, 1830-1916)
olio su tela, cm 62 x 93
The Tate Gallery - Londra
Il
soggetto del quadro è il poeta inglese diciassettenne Thomas
Chatterton, uno dei precursori della letteratura romantica, raffigurato
sdraiato morto sul letto dopo essersi avvelenato con l'arsenico nel
1770.
Il suo metodo e stile rivelano qui l'importanza del suo collegamento col movimento preraffaelita, dai colori vivaci all'attenta costruzione e ai dettagli simbolici presenti. L'artista ha utilizzato una combinazione di colori audaci abbinata ad una tonalità di sfondo che fa da contrasto, sfruttando la luce naturale che entra dalla finestra parzialmente aperta (con la cattedrale di Saint Paul - Londra visibile sulla linea dell'orizzonte attraverso la finestra) della soffitta per poter così realizzare uno dei suoi stili più amati, il chiaroscuro.
Il suo metodo e stile rivelano qui l'importanza del suo collegamento col movimento preraffaelita, dai colori vivaci all'attenta costruzione e ai dettagli simbolici presenti. L'artista ha utilizzato una combinazione di colori audaci abbinata ad una tonalità di sfondo che fa da contrasto, sfruttando la luce naturale che entra dalla finestra parzialmente aperta (con la cattedrale di Saint Paul - Londra visibile sulla linea dell'orizzonte attraverso la finestra) della soffitta per poter così realizzare uno dei suoi stili più amati, il chiaroscuro.
Il suicida (1877-1881)
Édouard Manet (Parigi, Francia, 1832-1883)
olio su tela, cm 38 x 46
Stiftung Sammlung E.G. Bührle - Zurigo, Svizzera
Édouard Manet (Parigi, Francia, 1832-1883)
olio su tela, cm 38 x 46
Stiftung Sammlung E.G. Bührle - Zurigo, Svizzera
In Manet non si riscontra alcuna particolare attrazione per i temi sociali, né tanto meno per quei fatti di cronaca brute riportati a profusione sulle pagine dei quotidiani dell'epoca, avide di sangue e di delitti. BerthArcher Brombert (1996, p. 187), biografa di Manet, collega tuttavia il dipinto in esame a un evento preciso, senz'altro noto all'artista poiché commentato anche da Zola: il suicidio, in occasione del Salon del 1866, di Jules Holtzapfel, pittore di Strasburgo toltosi la vita a seguito del rifiuto di un'opera da parte della giuria e trovato esanime su un letto con in pugno una pistola.
Il carattere estemporaneo del dipinto di Manet, dalla pennellata frammentata e mossa, ricca di colpi di luce, sembra voler suggerire proprio la fragranza di un evento tragico nel suo essersi appena consumato e potrebbe dunque conciliarsi con l'ispirazione a un fatto di cronaca. [Maria Teresa Benedetti (a cura di), Manet, ed. Skira, 2005, p. 278]
Asfissia! (1884)
Angelo Morbelli (Alessandria, 1854 – Milano, 1919)
olio su tavola, cm 159 x 199.5
Galleria Comunale d'Arte Moderna - Torino
Angelo Morbelli (Alessandria, 1854 – Milano, 1919)
olio su tavola, cm 159 x 199.5
Galleria Comunale d'Arte Moderna - Torino
Alla
luce del giorno, velata dalla tenda, le ombre della tovaglia e
dell'abito della ragazza in penombra vertono, in una trasparenza di
toni, verso uno spettrale grigio giallognolo, con un senso di sporco, di
già marcio, come i petali sparsi dei fiori. Il tema di fine della vita
aveva catturato i due amanti, disperati perché si erano sentiti esclusi
dalla società. Il dramma si era concluso in una camera d'albergo dove i
due giovani avevano consumato il loro inutile e pantagruelico ultimo
pasto.
Il dipinto Asfissia! di Angelo Morbelli fu presentato all'Accademia di Brera nel 1884, accompagnato da una didascalia, tratta forse da un popolare romanzo d'appendice. L'opera fu poi separata dall'autore in due parti, in modo da superare il turbamento prodotto dal quadro sul pubblico e sulla critica.
Il dipinto Asfissia! di Angelo Morbelli fu presentato all'Accademia di Brera nel 1884, accompagnato da una didascalia, tratta forse da un popolare romanzo d'appendice. L'opera fu poi separata dall'autore in due parti, in modo da superare il turbamento prodotto dal quadro sul pubblico e sulla critica.
Questa è l'altra parte dell'opera.
Asfissia! (1884)
Angelo Morbelli (Alessandria, 1854 – Milano, 1919)
olio su tavola, cm 159 x 98
Collezione privata
Angelo Morbelli (Alessandria, 1854 – Milano, 1919)
olio su tavola, cm 159 x 98
Collezione privata
Il giorno dopo (1894-95)
Edvard Munch (Norvegia, 1863-1944)
olio su tela, cm 115 x 152
Nasjonalmuseet - Oslo, Norvegia
Edvard Munch (Norvegia, 1863-1944)
olio su tela, cm 115 x 152
Nasjonalmuseet - Oslo, Norvegia
La
donna raffigura è sola e la stanza in cui dorme povera e disadorna. La
luce del mattino, che proietta una grande macchia sulla parete e
colpisce il volto, il busto e il braccio che ricade oltre la sponda del
letto, rivela una scena cruda. La sensualità è annullata, così come
l'idea di piacevole abbandono, associato ad una notte d'amore. Non c'è
sogno, né erotismo, ma piuttosto l'oblio causato dall'alcool. La ragazza
è vestita, mentre in primo piano, sul tavolo, sono rappresentate due
bottiglie e altrettanti bicchieri.
L'artista mantiene una voluta ambiguità sul significato del titolo, che potrebbe riferirsi tanto all'effetto di un'ubriacatura, quanto alla condanna alla dissoluzione e all'infelicità causata dalla resa alla passione amorosa.
L'artista mantiene una voluta ambiguità sul significato del titolo, che potrebbe riferirsi tanto all'effetto di un'ubriacatura, quanto alla condanna alla dissoluzione e all'infelicità causata dalla resa alla passione amorosa.
Il suicidio del pittore (1937)
Arnaldo Badodi (1913-1943)
olio su compensato, cm 58 x 48
Arnaldo Badodi (1913-1943)
olio su compensato, cm 58 x 48
Il
viso della ragazza è già sfigurato e gli occhi sono sbarrati, mentre
invisibile è il volto dell'uomo, a terra, e di cui si intravedono appena
scarpe e pantaloni. Morbelli si specchia nelle sontuose nature morte
fiamminghe, le illumina con la luce che filtra dal retro in un anonimo
ambiente borghese impolverato e sfatto, le rappresenta come immagine di
un fatto di cronaca nera, di un contemporaneo disastro sociale. Il
titolo Asfissia! materializza l'odore dei tanti fiori in decomposizione
che riesce ad impregnare un ambiente chiuso, rendendolo irrespirabile.
Questa asfissia dunque, è la causa di morte degli amanti.
Il suicidio di Doroty Hale (1939)
Frida Kahlo (Messico, 1907-1954)
olio su masonite con cornice dipinta, cm 60.4 x 48.6
Phoenis Art Museum - Phoenis, Arizona, Stati Uniti
Frida Kahlo (Messico, 1907-1954)
olio su masonite con cornice dipinta, cm 60.4 x 48.6
Phoenis Art Museum - Phoenis, Arizona, Stati Uniti
Doroty Hale era una attrice statunitense (1905-1938) che si suicidò il 21 ottobre del 1938, dopo alcune delusioni di natura professionale e sentimentale, buttandosi dalla finestra di un grattacielo.
Il suicidio di Doroty Hale (particolare)
Frida Kahlo
Il dipinto, commissionatagli dalla scrittrice Clare Booth Luce, è caratterizzato da una narrativa divisa in tre stadi - una ripresa dell'atroce atto quasi cinematografica. Clare Booth Luce, alla consegna del quadro, rimase delusa dall'interpretazione dell'artista messicana, considerando l'opera scabrosa e di un velato cinismo.
Il suicidio di Doroty Hale (particolare)
Frida Kahlo
Il dipinto, commissionatagli dalla scrittrice Clare Booth Luce, è caratterizzato da una narrativa divisa in tre stadi - una ripresa dell'atroce atto quasi cinematografica. Clare Booth Luce, alla consegna del quadro, rimase delusa dall'interpretazione dell'artista messicana, considerando l'opera scabrosa e di un velato cinismo.
Suicidio con i grattacieli [L'uomo sulla sporgenza], (1940)
Stuyvesant Van Veen (Stati Uniti, 1910-1977)
acrilico su tela, cm 121.3 x 81.3
Stuyvesant Van Veen (Stati Uniti, 1910-1977)
acrilico su tela, cm 121.3 x 81.3
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